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Tanti indizi che lasciano già ben sperare

di Domenico Fabbricini

Se si suol dire che i grandi cambiamenti cominciano a vedersi dai piccoli dettagli, allora l'Inter andata in scena a Pescara potrebbe davvero contenere il germe di una nuova squadra capace di dire la sua in questa stagione. Tanti piccoli indizi che insieme fanno una prova; a cominciare da un dato, inequivocabile: erano sei anni che l'Inter non iniziava il suo campionato con una vittoria (Fiorentina-Inter 2-3 nel 2006; a seguire quattro pareggi e una sconfitta). Tra l'altro contro una neopromossa, che in genere sono avversare dure perché giocano sulle ali dell'entusiasmo della scorsa promozione (ne sa qualcosa il Milan, sconfitto in casa dalla Sampdoria). Altro dato, il buon stato di forma di alcuni elementi: Milito ha cominciato da dove aveva finito, segnando; Sneijder è quell'incredibile ispiratore ammirato al suo primo anno in nerazzurro e anche questa estate; Coutinho è tornato più cinico e concreto dall'esperienza spagnola; Zanetti è il solito cyborg instancabile, e così via. Tutti elementi che insieme hanno dato vita a un concerto che sicuramente dovrà affinarsi e migliorare, ma se il buongiorno si vede dal mattino... Si è infatti visto anche quel gioco palla a terra (senza scomodare per forza ogni volta il modello Barcellona) che tanto piace a Stramaccioni, il quale è stato bravissimo a instillare nei suoi le sue idee di gioco, e ad adattarsi al mercato condotto da Branca e Ausilio: "Non solo arrivati gli esterni che io avevo chiesto - ha detto - e allora mi sono adattato. La soluzione Sneijder dietro due punte è percorribile, così come il 4-3-2-1".

Ecco, Branca e Ausilio, se tante volte da queste colonne abbiamo attaccato e criticato il loro operato, per onestà stavolta dobbiamo oggettivamente applaudirli. L'Inter è tra le squadre che ha speso e investito più di tutte questa estate, dopo i vari Handanovic, Silvestre, Guarin (riscattato), Palacio, sono arrivati, tutti in pochi giorni, anche Cassano, Gargano e Pereira. Tutti elementi validi, innesti che ci volevano, senza sentimentalismi ed eccessive riconoscenze, chi ha dato tanto all'Inter resterà per sempre nella storia del club, ma se per il bene della società vanno rimpiazzati, è giusto farlo. E a proposito di mercato, una parola su Cassano bisogna spenderla: arrivato da pochi giorni è stato mandato nella mischia al 60% della forma fisica, ha comunque fatto vedere quel che sa fare meglio, giocare palla a terra e inventare assist al bacio, ha mandato in gol Milito e si è resto autore di qualche tocco pregevole. Non è ancora il miglior Cassano, non è ancora quel campione capace di cambiare volto a una partita, ma lui è l'emblema dell'Inter in questo momento: freschezza, imprevedibilità, una piacevole sorpresa da scoprire partita dopo partita.

E ora si comincia a fare sul serio: in sette giorni prima Vaslui e poi Roma a San Siro. E allora il cerchio si chiude, come dicevamo già questa estate i segnali sono tutti positivi, se proprio vogliamo analizzare anche qualche pecca potremmo dire che la difesa va ancora registrata perché qualche falla ogni tanto si apre, ma non è il caso di insistervi dopo un 3-0 in trasferta, seppur contro un modesto Pescara. Allora, torno a ripetere: se son rose...


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