Tanto per dire
Tanto per dire: si ricomincia, dopo la fantasmagorica sosta per la disfatta ridicola di una Nazionale ai minimi storici, diretta da un attempato signore poco adeguato alla bisogna e, soprattutto, posto sulla panca da un altrettanto attempato signore che sta al calcio come io alla fisica quantistica ma sponsorizzato ed appoggiato da diciotto società diciotto della massima serie – oltre al resto - segno evidente che la sua presenza serve per qualcosa ai comuni mortali sconosciuto. Oppure siamo di fronte a geni incompresi dal popolo del calcio e intesi da chi, al contrario, ne capisce eccome. Episodio archiviato, d’altronde cosa si può aggiungere ad una debacle epocale già ampiamente dibattuta ed analizzata in ogni suo angolo più recondito? Nulla. Tanto le cose, allenatore a parte – stendiamo veli di pietà sulla buonuscita quantificabile in 866.000 euro ad un tale che è riuscito a non portarci ai Mondiali – sembrano destinate a rimanere uguali dopo il martedì degli indignati ed il nulla dei giorni a seguire.
Tanto per dire: si ricomincia con tante aspettative e la voglia di tornare a vincere dopo il mezzo passo falso contro il Toro. Partita poco accorta e mal giocata, magari non proprio male ma certo nemmeno di quelle da tramandare ai posteri, dove comunque i ragazzi hanno costruito un discreto numero di occasioni, dove il solito culo ci ha aiutati grazie alle folate di vento che hanno trasformato conclusioni innocue in pali e traverse (cit.), così da poter raccontare un domani che si, che sfiga domenica 4 novembre all’ora di pranzo. Ed alcuni, solo alcuni per fortuna, i duri e puri del nulla, hanno finalmente avuto l’opportunità di alzare la voce dopo mesi di silenzio, fegati spappolati e coliti spastiche; tacitati, costoro, dalla gran parte del popolo nerazzurro, unito e coeso come non ricordavo da tempo. L’interismo sembra finalmente rinato complici le parole in libertà di Luciano Spalletti, vero deus ex machina di una inversione di tendenza che in tanti auspicavamo da anni, esattamente sette; oltre 360.000 presenze al Meazza la dicono lunga sull’amore dei tifosi verso questi colori. Senza scomodare inutili ed illustri paragoni con chi la storia dell’Inter l’ha fatta attraverso trofei e vittorie Luciano da Certaldo sta mostrando, ancora ce ne fosse bisogno, di avere palle, cervello ed ironia; aspettiamo fiduciosi la fine di questa idiozia del FFP che vale per alcuni e per altri no, poi vedremo come Suning avrà intenzione di operare sul mercato alla ricerca di quei tasselli mancanti per forgiare un undici di primissima fascia.
Tanto per dire: se Vi avessero raccontato ad inizio stagione che l’Inter avrebbe ottenuto – dopo dodici giornate – nove vittorie e tre pareggi non avreste firmato in bianco? Il vero problema, casomai, sono le altre che non mollano di un centimetro. Luciano nostro, quello buono, è oltre la media dei punti conquistati in Italia negli anni precedenti, ma ben oltre; semplicemente Lazio e Roma, giusto per citarne un paio, corrono a velocità inimmaginabili che nessuno pensava. Ma non guardiamo in casa altrui, lasciamo queste piccole cose ad altri; limitiamoci a continuare con la stessa voglia e grinta, i risultati arriveranno.
Tanto per dire: ancora adesso c’è davvero chi pensa che Icardi sia un giocatore normale, non uno dei primi dieci centravanti al mondo, per non scrivere cinque. Il ragazzo è ormai una certezza, segna, fa segnare, è maturato anche sotto l’aspetto della personalità sul terreno di gioco e del carattere. È il capitano, indiscusso e indiscutibile; i mali di pancia che avevano caratterizzato la scorsa stagione sono nel dimenticatoio, a volte basta poco per resettare e ricominciare. Magari scegliere la persona adatta, saperla aspettare ed appoggiarla è sufficiente.
Tanto per dire: alcuni insistono nell’affermare che Spalletti sia stata la terza o quarta scelta della Società, e di conseguenza che l’Inter si sia trovata in casa del tutto fortuitamente una sorta di re Mida del pallone. A me non risulta, anzi; raccontano che Luciano, dal momento della nomina di Sabatini ai vertici nerazzurri, sia stato individuato come unico e solo pretendente alla panchina più calda d’Italia. E Luciano, dal canto suo, non ha mai celato il piacere che dà ad un allenatore il profumo di Inter, il respiro di Inter, l’appartenenza all’Inter. Degli altri di cui si parla, per la cronaca, l’unico ad essere stato contattato risulta un signore oggi oltremanica con alterne fortune. Per il resto tante parole ma zero fatti.
Tanto per dire: capisco che si attraversino periodi durante i quali non c’è nulla di cui sparlare, ma perché tirare in ballo cessioni ed acquisti improponibili? In base a quale criterio l’Inter dovrebbe liberarsi di Vecino ad esempio, che sta migliorando rivalutando il suo costo con prestazioni sempre più convincenti, alla faccia di chi lo denigrava sotto gli ombrelloni senza averlo mai visto all’opera? Spiace, ma mai come quest’anno dallo spogliatoio e dall’ambiente nerazzurro non trapela nulla, e con nulla intendiamo nulla, quindi certe notizie andrebbero spiegate per bene, raccontate con particolari, non accennate tra il lusco ed il brusco.
Tanto per dire: capisco lo storcere la bocca di fronte a performances a volte ancora col freno a mano tirato. Certo, mi piacerebbe una squadra che funziona come un orologio svizzero di altissima gamma; ma la realtà è diversa, passa da balbettii ed improvvise fiammate di orgoglio e passione. Ci vuole del tempo per capire e fare propri idee e concetti del nuovo tecnico, non è una cosa che si impara in tre mesi. Pensiamo sempre a cosa eravamo non dico dodici, facciamo cinque mesi or sono; una armata Brancaleone, dove ognuno pensava a sé stesso e portava acqua al suo mulino, che di quello del compagno gli fregava poco o nulla. E dove il pensiero costante di alcuni era di giocare la Champions, per non dire delle sparate di qualche procuratore che millantava per il suo assistito offerte da Real, Bayern e chi più ne ha più ne metta.
Tanto per dire: se avessimo una squadra già pronta e fortissima saremmo campioni d’Europa in carica, difficilmente ci capita di perdere le finali quando andiamo a giocarle. E non cercheremmo in tutti i modi di agguantare uno dei primi quattro posti per accedere alla Champions, l’università del calcio europeo. La serie A attualmente, purtroppo, è stata ridotta al rango di scuola elementare. Buona domenica a Voi, amatela. Sempre!