Taremi Robin Hood alternativo. Ridate il microfono a Dimarco
E poi c'è il campo. C'è l'Inter. Che va oltre le brutte notizie, le sensazioni fastidiose, i retrogusti amari. Quattro a zero alla Stella Rossa, come da copione e 3 punti in più in classifica. Serviva una vittoria dopo ore di aggiornamenti e rivelazioni che poco hanno a che fare con il piacere trasmesso da questa squadra. Primo tempo un po' così, nobilitato dalla gemma di Calhanoglu. Poi una ripresa scoppiettante, in cui Taremi ha deciso di vestire i panni del Robin Hood alternativo: ruba agli avversari per dare ai compagni. Arnautovic e Lautaro ringraziano, poi l'iraniano va con merito a raccogliere quanto seminato: rigore perfetto e prima rete in nerazzurro. Prestazione a due facce, con un crescendo rossiniano che avrebbe potuto garantire altre reti. Ma va bene, benissimo così. Anche per trascorrere un paio d'ore senza pensare al contesto in cui si è scesi in campo. E che non può essere ignorato.
Inutile perdere tempo a fare della retorica spiccia, nessuno indossi i panni della verginella che cade dal pero. Un po' tutti, chi più chi meno, sappiamo come funziona il mondo del tifo organizzato. Che a muoverlo non sia sempre solo la passione per la propria squadra ma parallelamente anche altri interessi. Perché dove girano tanto soldi, la malavita non si fa certo pregare. Quello che già si poteva sospettare è diventato, per quanto riguarda la Curva Nord, più chiaro dopo il derby di ritorno di Champions League, precisamente quando Federico Dimarco, uno che la curva la frequentava da giovanissimo, ha dovuto chiedere scusa per aver intonato un coro composto dagli stessi tifosi, che poi gli hanno consigliato di fare un passo indietro e pubblica ammenda. Gesto che per molti oggi è più evidente perché serviva a mantenere i buoni rapporti con esponenti della Curva Sud, con cui da tempo sussiste un patto di non belligeranza per non intaccare la divisione dei business illeciti. Ora tutto è più chiaro, presto lo sarà ancora di più quando le indagini proseguiranno e molte verità saranno rese di pubblico dominio.
L'inchiesta in corso porterà infatti luce su un sistema marcio, che rischia di sporcare l'immagine del club e di alcuni tesserati che nel rispetto dei ruoli hanno stretto rapporti con chi oggi è indagato. Avere dei contatti, in assenza di dolo, non può considerarsi reato ma, come direbbe Massimo Moratti, non rappresenta in sé una cosa molto simpatica. E il rischio di una shitstorm è dietro l'angolo (alcuni organi di informazione non vedono l'ora). Guai però a mettere in discussione l'integrità di Zanetti, Inzaghi e dei calciatori chiamati in causa. Come sostiene Marotta, l'Inter è parte lesa in questa vicenda.
In attesa che la giustizia faccia il suo corso, sarebbe scorretto fare di tutta l'erba un fascio (no, non c'è alcun doppio senso). Solo alcuni membri della Curva Nord si sono sporcati le mani approfittando dell'Inter e della passione dei suoi tifosi, creando un rapporto di sudditanza con il club. Molti altri sono stati, sono e, si spera, saranno ancora il booster della squadra, quella spinta di cui ha bisogno per fornire prestazioni di alto livello come accaduto in questi ultimi anni. E di cui non ha mai pensato di privarla per ragioni personali. L'auspicio è che il repulisti possa essere indolore e benefico per tutto l'ambiente, perché rinunciare al supporto del secondo anello verde, uno spettacolo nello spettacolo, sarebbe doloroso. Ieri se n'è avuta la riprova: senza gli effetti sonori offerti dalla Nord, la partita non sarebbe la stessa.
Nel frattempo, ridate il microfono a Dimarco.