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Testa, gioco e... occhi da Special Inter

di Fabrizio Romano

Bim, bum, bam. L'Inter offre tre bei piatti di pasta rigorosamente made in Italy ai dinamici ma troppo sterili coreani del Seongnam, e con un 3-0 che rimbomba si guadagna la finale di questo Mondiale per Club che sta sorprendendo tutti. Proprio le recenti sorprese targate Mazembe - non solo con l'Internacional di Porto Alegre, ma anche col Pachuca - davano speranza ai gufi, speranzosi di un miracolo dagli occhi a mandorla contro i campioni d'Europa. Non ce l'hanno fatta. Ma che bello poter tornare a definire l'Inter la squadra campione d'Europa con consapevolezza che qualcosa di quel gruppo magico che resterà nella storia resiste ancora: a tratti, i nerazzurri questa sera hanno mostrato quella spietatezza da killer che era tipica dell'era José Mourinho. Sia chiaro, niente a che vedere con la magica Beneamata che faceva delle notti di Champions concerti del pallone, ma sicuramente un passo in avanti convinto verso un'Inter meno alla ricerca del bello e più tendente al concreto, credo che lo Special One distribuiva ai suoi 'discepoli'. Fondamentale è stato sicuramente il rientro di numerosi Campioni (sì, con la C maiuscola): riavere gente come Julio Cesar, Milito, Thiago Motta o Cambiasso tutta insieme ha fatto scattare una scintilla che si poteva leggere negli occhi dei ragazzi. L'ha anche ammesso il Cuchu, ma si è letto immediatamente nell'atteggiamento e nelle pupille di questi fenomeni biasimati forse fin troppo fino ad oggi.

La reazione del gruppo Inter è stata intensa, captabile a pelle: "Noi siamo i campioni di tutto, insieme abbiamo dimostrato che non ci batte nessuno". Parole non scritte ma circolanti nell'aria di Abu Dhabi, dove l'Inter ha trovato la magìa di quei ragazzi imbattibili finalmente tornati tutti alla riscossa. Ricompattare il gruppo è stato talmente importante che quando Sneijder ha dovuto mollare dopo pochi secondi (forza Wesley!), invece di abbattersi come nelle recenti e tristi domeniche di questo autunno, la squadra ha tirato fuori gli artigli che il risentirsi grande gli ha restituito. Un salire di emozioni perfetto, dal primo allenamento a Dubai i sorrisi da amici e da spogliatoio più che unito si è già capito tanto, perché stasera il tutto si è sublimato in una concentrazione, in una grinta che ha permesso di vincere 3-0 una partita strana, a tratti quasi noiosa, che proprio per questo conteneva in sè delle trappole da evitare accuratamente. L'Inter non è stata il topolino che si è fatto beffare, ha scelto il formaggio e si è guadagnata la sua finale con un atteggiamento che José da Setubal avrebbe sicuramente lodato ampiamente.

Bisogna ripartire da questo gruppo ricompattato e ritrovato negli uomini, che stanno ricostruendo mattone dopo mattone quella che è la vera Inter, con una prestazione quasi perfetta che - come già spiegato - è partita da un lavoro psicologico impeccabile di tutti, giocatori, staff e società. Grazie a questi progressi adesso bisogna assolutamente piazzare il mattone più bello, che va diviso a metà tra l'anno scorso e quest'anno: il mattone d'oro chiamato Coppa del Mondo, per il quale c'è appuntamento sabato alle ore 18. Mezzo mattone lo riserveremmo al ricordo di un'annata 2010 comunque spettacolare, l'altra metà la terremmo per ripartire al meglio quest'anno: ma adesso non è momento di suddividere, bensì prima di conquistare. Contro il Mazembe non si può proprio fallire, serviranno gli occhi, la testa e la prestazione di questa sera con un tocco in più che sa tanto di Coppa. Non deluderci proprio adesso, Special Inter. D'altronde, basta guardarti negli occhi...


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