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Thohir, Ausilio, Mazzarri e la personalità

di Lapo De Carlo

La giornata appena trascorsa porta con se una notizia non ancora confermata e due interviste a Thohir e Ausilio. Il presidente avrebbe rinnovato il contratto a Mazzarri per un’altra stagione. In attesa dell’ufficialità confermo la mia perplessità verso il tecnico che non contribuisce a guardare con serenità a un progetto di continuità, ma il vero dilemma è come si sia arrivati a questa conclusione, nella speranza che l’indiscrezione venga corretta. Mentre Piero Ausilio rilasciava un'intervista in cui faceva correttamente il pompiere e rimandava la data dell’accordo a una data imprecisata, l’avvocato Bozzo avrebbe concluso i dettagli con Thohir riuscendo a mantenere la cifra record di 3,3 milioni per il prolungamento.

Fino a ieri si parlava di rimandare il tutto a inizio 2015, il tempo di verificare l’andamento del girone di Europa League e del campionato. Anche il fatto di aver allungato i tempi dell’accordo sembrava suggerire una certa ponderazione sul ruolo del tecnico o addirittura un clamoroso ribaltone. Aggiungiamo il tormentone M’Vila, che da due settimane aspetta di essere gradito anche da Mazzarri e capirete che qualche sospetto sullo stato delle cose era lecito averlo.

Mi lascerebbe particolarmente interdetto che un tecnico ottenesse un contratto biennale l’anno prima a una cifra record (l’allenatore più pagato della serie A insieme a Conte) e dopo una stagione in cui arriva faticosamente al quinto posto, si fa eliminare subito dalla coppa Italia e gioca malissimo possa riuscire ad avere un ulteriore rinnovo alla stessa cifra.
E’ anche vero che nel mondo del calcio le logiche siano del tutto avulse da quelle della vita reale. Attendo che la notizia venga confermata e poi me ne farò una ragione.

Dall’altra parte Erick Thohir ha parlato dell’importanza straordinaria che hanno avuto i 230 milioni ottenuti sulla base della fiducia al progetto Inter e al campionato di serie A, ha parlato di rimodernamento della Pinetina e di nuove prospettive. Ma se vogliamo sentire che strada prenderà la squadra dobbiamo leggere tra le righe della risposta del direttore dell’area tecnica Piero Ausilio, il quale ha risposto su tutti i nomi caldi con apparente trasparenza. Yann M’Vila è ad un passo. Con tutta probabilità sarà il primo e unico acquisto che si presenterà a Pinzolo tra poco più di una settimana. Casemiro piace ma senza fretta; Criscito, Gaston Silva, Mbia, Brozovic non sono opzioni considerate; Suarez dell’Atletico, Lamela e soprattutto Jovetic ce li possiamo scordare; Behrami interessa a Mazzarri ma arriverà con molta calma; Ibarbo piace e molto (ma ora c’è la Juventus e quindi…). Per le conferme Kovacic non si tocca, Rolando sì. Taider forse andrà al Rubin e forse no. Più nebuloso su Ruben Botta. L’arrivo di un altro attaccante pare dipenda da lui. Se va via ne prendono uno altrimenti si punterà sull'argentino. La domanda è: ma l’Inter quanto crede in Ruben Botta? E quante occasioni ha avuto la stagione scorsa?

Inoltre voglio introdurre una questione particolarmente sottovalutata. Nella costruzione di una squadra c’è un elemento oscuro e non sempre percepibile, un indizio determinante che condiziona il rendimento di ogni giocatore: la personalità. 
Ed è un valore ufficialmente non riconosciuto se non in casi estremi, perché se una società come l’Inter ha la necessità di ricostruire da un progetto serio e composto da giocatori non particolarmente conosciuti, non può trascurare il temperamento dei giocatori.

Se allestisci una rosa di talento a Udine i giocatori possono crescere con tempi ed esigenze che possono funzionare. Se lo fai a Milano, in una piazza pronta a mangiarti vivo al primo passaggio sbagliato, non corri solo il rischio di smarrire per strada un singolo elemento ma tutta la squadra. Perciò l’esigenza non è quella di prendere solo dei giocatori con determinate caratteristiche tecniche come se li scegliessi per la playstation.

Il valore aggiunto è il carattere. Una squadra che lotta su ogni pallone, che entusiasmi per la corsa, la grinta e i piedi possibilmente buoni. Per quelli buonissimi si può lavorare. Ma se si imbastisce una squadra composta da uomini disomogenei al contesto, fatti ingoiare all’allenatore che, qualunque centrocampista gli proponi lui risponde solo “Behrami”, se prendi giovani non adatti all’arena di San Siro  e senza veri leader, la squadra dopo i primi risultati deludenti rischia il collasso. Se si comprano quattro o cinque buoni giocatori che vengono a farsi un esperienza all’Inter e si smontano o demotivano facilmente si rischia un’altra stagione fallimentare.

Per questo mi auguro che Piero Ausilio ne tenga conto. Non è una questione di risultati ma di percezione. I tifosi devono vedere una squadra che in campo combatta e restituisca dignità al nome dell’Inter. E per fare in modo che questo accada è necessario valutare la persona ancora prima del suo bagaglio tecnico.


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