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Tipicamente interista

di Fabio Costantino

A pensarci bene era praticamente già scritto. Chi ama le statistiche probabilmente saprà che l'unica partita in cui l'Empoili non ha perso contro l'Inter si è svolta a gennaio, ultima di campionato, con i nerazzurri rimasti in dieci e i toscani vincenti 1-0. Allora a farsi la doccia in anticipo fu Emre, stavolta Skriniar. A segnare nella ripresa fu Rocchi (quel Rocchi), stavolta Baldanzi. A fare una pessima figura fu Bellanova, come il tanto bistrattato Brechet dell'epoca. Ecco, quell'Inter non era al livello di questa, ci mancherebbe. Ma il nervosismo e il clima elettrico possono serenamente essere messi a confronto. Diciamoci la verità, da Inzaghi all'ultimo giocatore entrato si salvano in pochi. E dobbiamo decidere se archiviare questo Blue Monday come una serata storta, oppure preoccuparci seriamente. Tanto c'è tempo per le riflessioni, con le residue speranze di scudetto ormai andate a farsi benedire.

Che nella gioiosa trasferta araba i nerazzurri avessero speso molte energie è parso subito evidente, forse anche per questo ci si attendeva maggior turn over da parte dell'allenatore piacentino. Che invece ha preferito toccare il minimo possibile il giocattolo che ha estasiato il pubblico di Riyadh e tutto quello connesso a distanza con il derby di Supercoppa. Giusto qualche intervento, di quelli soprattutto psicologici, per ripristinare il contatto con il campo e tornare a sentirsi importanti. Riferimento a De Vrij e Correa, che per un verso o l'altro si sentono poco dentro al progetto tecnico. Niente da fare invece per altri protagonisti preventivati, come Dumfries, Gosens o Asllani, rimasto in panchina anche nella 'sua' partita, quella in cui nel maggio scorso segnò la prima rete in Serie A. Nella porta sbagliata, ovviamente. E con il senno di poi, ci si chiede perché.

Considerando Correa una causa ormai da archiviare, non è un caso se l'olandese sia stato tra i meno peggio. Parlare di migliori è infatti una forzatura. Ma il calcio non è scienza esatta: puoi anche essere fresco di gamba ma appesantito di testa, come il povero Bellanova che oltre a capirci poco in campo sin dal primo minuto della ripresa è stato letteralmente mortificato dal pubblico di casa, che ormai sulla fiducia lo fischiava appena riceveva palla. E ci si chiede se davvero Dumfries sia così conciato male da non poter entrare al posto dell'ex Cagliari in una situazione oggettivamente complicata per chi non ha spalle larghe. Inutile gettare nella mischia tutti gli attaccanti, anche perché Lukaku ha mostrato il motivo per cui non sta giocando praticamente mai e il povero Dzeko, pur facendo ciò che poteva, aveva il diritto a una vera pausa.

Infine, un capitolo a parte merita Skriniar. Nessuno osi mettere in discussione la sua professionalità, ma le due scelleratezze nel primo tempo, soprattutto la seconda, sono il motivo per cui sarebbe meglio separarsi in anticipo. Le parole dell'agente poco prima dell'inizio della partita hanno solo certificato l'addio, puntando il dito contro la dirigenza. Ed è scontato che persino un Iron Man come lo slovacco non possa non avvertire la pesantezza di un destino già scritto, di un progetto di cui non farà più parte anche per scelta sua. Questa sconfitta ha tanti padri, ma il suo nome è cerchiato in blu.

Passare dalla vittoria di una Supercoppa nel derby a una sconfitta in casa con l'Empoli: tipicamente interista.


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