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Tiri mancini. Il cambio di mentalità non basta: serve un trapianto di cuore

di Daniele Alfieri

"Se quella palla fosse entrata, ora staremmo parlando di un'altra partita". Nell'universo parallelo di Mazzarri in cui l'Inter ha deciso di non cambiare allenatore e andare avanti con lui (e Mancini perde meno capelli) la sua squadra sarebbe arrivata terza, io dico invece che oggi staremmo ancora a sentire certe analisi dopo l'ennesima prestazione negativa, in cui il sinistro del Podolski di turno trova solo il palo interno a negargli il gol. Cosa dire allora del disastro arbitrale della premiata ditta Gervasoni-Iori? Si sa, gli episodi non ci favoriscono... Ma la musica in realtà è cambiata e chi non se n'è accorto ha voluto dimenticare lo spettacolo deprimente al quale assistevamo fino a quattro mesi fa. L'Inter continua a fare errori, parecchi di questi dovuti all'adozione di una mentalità offensiva da big, il tecnico si addossa ogni colpa, ma non tanto la reazione, quanto gli spunti e il numero di occasioni create nella ripresa della sfida col Cesena testimoniano la rottura in campo col passato. Tant'è che non ha nemmeno piovuto.

Un cambio di sistema di gioco e di alcuni interpreti che non ha portato i risultati sperati, perché la base dell'Inter è rimasta identica - e non poteva essere altrimenti - a quella che era stata forgiata per Mazzarri. Mancini l'ha capito solo dopo, ammette i suoi sbagli ("Sono stato troppo ottimista") ma non si arrende, anzi rilancia: il prossimo anno lotteremo per lo scudetto. Ma per portare la squadra in alto serviranno altri rinforzi nei ruoli chiave, soprattutto in difesa, reparto in cui il tecnico si attendeva i maggiori progressi, per questo è importante raggiungere il traguardo europeo, sia per motivi di blasone che di budget. Dopo aver lavorato 'nella testa', la nuova Inter manciniana aprirà ufficialmente i suoi cantieri nell'estate 2015. Concetto che è stato ribadito più volte dal mister jesino: senza una vera preparazione la squadra non può sperare di acquisire in pochi mesi e nelle prove ufficiali schemi e idee che andrebbero studiati e piallati in fase di ritiro. 

Altro segnale del cambio di registro sono crescita e maturazione dei singoli come Guarin e Icardi, accompagnate però dalla pesante bocciatura di Kovacic, che diventa il vero pezzo pregiato del prossimo mercato in uscita. Ma ancora oggi a San Siro Carbonero si permette di rubare il pennello al numero 10 croato, mentre Defrel emula Ronaldo contro Rossi. Alla Scala del Calcio questo e altro. Negli anni post-Triplete ci siamo abituati ai k.o. contro Trabzonspor, Bologna e Novara, ce ne faremo una ragione anche di un 1-1 contro la sesta migliore squadra del girone di ritorno. Perché giovedì arriva il Wolfsburg e per molti dei nerazzurri in campo è la partita della vita. Inutile abbattersi, lo ripeteva Mancini già dopo le peggiori sconfitte. Anche la sua prima Inter nel 2004 fu rimandata ma riuscì con uno sprint a entrare in Champions. Accantonato drasticamente il sogno terzo posto, il tecnico punta a smuovere l'orgoglio dei suoi. Per l'impresa in Europa League e per regalare al pubblico un finale da Inter il cambio di mentalità non basta. Serve un trapianto di cuore.


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