Tonali-Barella e il Newcastle, Brozovic-Al-Nassr: il mercato lo fa il prezzo dell'Arabia Saudita
Il prezzo lo fa il mercato. Quante volte abbiamo sentito questa frase, detta, ridetta e stradetta da dirigenti vari alla ricerca del numero giusto da scrivere sul cartellino per poi appiccicarlo sulla schiena del tal giocatore. Le leggi, però, sono cambiate dall'arrivo nel calcio dei petrodollari, quindi questa affermazione è monca perché non è più chiaro di che mercato si parli. Le teoria del pallone eurocentrica, infatti, è sorpassata da un bel pezzo per via dell’ingresso in scena di nuovi attori come i club-stato che, senza chiedere il permesso alla UEFA, hanno agito a loro piacimento sconvolgendo la geopolitica del pallone.
Il sistema ha dovuto fare i conti con il Manchester City, il PSG, con proprietari stranieri come Zhang e Singer al posto dei mecenati Moratti e Berlusconi; in questi giorni, inoltre, ci stiamo abituando anche a giocatori che nel pieno della maturità vanno a svernare in Arabia Saudita, quando invece negli scorsi anni, al massimo l'esotico della Cina o degli USA era materia per calciatori bolliti. Ora, dopo il pioniere Cristiano Ronaldo, la cui scelta per ragioni anagrafiche è pure accettabile, non hanno resistito all’odore dei dollari pesanti neppure due giocatori che avrebbero potuto ancora dire qualcosa nel vecchio continente come Benzema e Kanté. E tanti altri se ne aggiungeranno da qui a fine agosto, magari anche quel Marcelo Brozovic che sembra un po' l’ago della bilancia della campagna trasferimenti 2023 dell’Inter. L’offerta dell’Al-Nassr finora si è fermata a 18 milioni di euro, pochini per gli standard economici fissati da quelle parti, ma presto potrebbe alzarsi fino ai 25 milioni di euro chiesti in Via della Liberazione per fare un pensiero sulla cessione del croato. Comunque una cifra irrisoria, se si pensa al fatto che Epic è uno dei migliori centrocampisti su piazza, unico nel suo genere, che ha la sola colpa di insegnare calcio nel Paese in cui non si riescono a costruire stadi nuovi né a vendere i diritti tv al prezzo a cui ambisce la Lega Serie A. In più, si aggiunga che gioca in un club che prima gli rinnova il contratto a 6,5 milioni di euro a stagione, poi un anno e mezzo dopo si accorge che il monte ingaggi è troppo alto e va tagliato. In tutto questo restano sempre valide le regole del Fair Play Finanziario, non uguali per tutti come abbiamo capito negli anni, per le zone d’ombra sulle sponsorizzazioni e sulle plusvalenze gonfiate.
A proposito di queste ultime, stando all'Équipe, Nyon si starebbe muovendo per inasprire le regole nell'ottica di stabilire quale è il vero valore di un calciatore. Iniziativa del tutto fuori tempo massimo perché un organo regolatore dovrebbe prevenire certe derive anziché semplicemente punirle una volta che i danni sono stati fatti. Ormai è evidente: avere i bilanci in ordine, rispettando le regole dell’anti-doping finanziario introdotto da Michel Platini, è un’impresa che riesce a pochi. La maggior parte si arrabatta come può, cedendo i pezzi grossi che ha in rosa, alcuni studiano nuovi metodi sempre più sofisticati come quelli denunciati in queste ore dal alcuni club europei che, secondo quanto riportato dal Telegraph, hanno chiesto indagini di mercato eque sul bottino di acquisti dell'Arabia Saudita. Uno dei migliori club, sempre citando i colleghi inglesi, afferma che le squadre stanno usando la Saudi Pro League come una "carta per uscire gratis dalla prigione FFP". E ancora: "PIF ha così tanti investimenti in tutto il mondo che dovrebbe essere costretto a dimostrare che non ci sono conflitti di interesse in quanto spende molto con il suo pozzo senza fondo di denaro per i giocatori che invecchiano", ha detto un'altra società europea che ha voluto ovviamente restare anonima. Così succede che il Newcastle, dopo il picche per Nicolò Barella, vada dritto su Sandro Tonali mettendo sul piatto 70 milioni di euro. Un'operazione che, se andasse in porto, sconvolgerebbe i piani anche dei nerazzurri. Il mercato lo fa il prezzo stabilito dall'Arabia Saudita, non il contrario.