Tornati top club. Tornati oggetto del desiderio
Solo una settimana fa abbiamo sfiorato in quel di Istanbul quello che sembrava pura utopia. Solo un piccolo grande dettaglio, il gol di Rodri a metà ripresa, ha permesso alla corazzata chiamata Manchester City di conquistare il trofeo per cui il club inglese è stato costruito a suon di milioni da parte dello sceicco Mansur. Pep Guardiola ha finalmente alzato la Champions fuori da Barcellona, ha centrato un trable da urlo dopo aver vinto in rimonta la Premier e conquistato l'FA Cup vincendo il derby con lo United. L'acquisto principe della stagione, il ventiduenne Erling Haaland, con dodici reti a referto si è laureato capocannoniere della manifestazione. Una macchina perfetta, dunque, quella dei Citizens. Ma sabato scorso una grandissima Inter ha fatto tremare i marziani, costretti a repingere a fatica sulla linea di porta i palloni della possibile beffa sino al fischio finale del signor Marciniak.
Da Istanbul è sbarcata dunque un'Inter si triste per non essere riuscita a regalarsi e a regalare al suo splendido popolo in amore la gioia immensa, ma anche un'Inter tornata top team in tutte le sue componenti. Il palcoscenico internazionale rappresentato dalla Champions non ha eguali. L'aver raggiunto la finale, riportando la maglia nerazzurra al centro del mondo calcistico, ha avuto, sta avendo e avrà effetti importantissimi per squadra e club. L'Inter è ora una società che potrebbe convincere senza troppi problemi grandi giocatori a sposarne il progetto. Ecco perchè arriva il momento della verità. Guai a disperdere quanto con grande merito hanno seminato Simone Inzaghi e la sua banda. Vincere, competere, primeggiare ad alti livelli aiuta giocoforza anche le finanze in affanno. Suning, in sella dal 2016, ha avuto il grande merito di aver riportato l'Inter a salire sul podio spesso e volentieri. La scelta, stagione dopo stagione, del meglio sia a livello dirigenziale, sia in panchina, ha pagato. Ma ora sarebbe ingiusto e auotolesionista obbligare l'allenatore a stare sempre sul cornicione con il timore di cadere.
Simone Inzaghi è cresciuto enormemente in questo finale di stagione. Le critiche per un campionato non certo esaltante, lo hanno in in certo modo fortificato dimostrando come il quarantasettenne tecnico nerazzurro abbia il carattere giusto per dirigere la grande squadra, nonostante le apparenze e la buona educazione da lui rivendicata abbiano erroneamente fatto pensare il contrario a qualcuno. Simone Inzaghi, piaccia o non piaccia, ora ha il coltello dalla parte del manico e tutto il diritto di chiedere operazioni di mercato che lo mettano nelle condizioni migliori per continuare la corsa vincente dopo quattro coppe, un secondo posto e una finale di Champions League. Roba forte. Nel vertice dei giorni scorsi la proprietà ha fatto sapere a società e allenatore che non sarà necessario questa volta chiudere il mercato con un attivo da sessanta milioni come un anno fa. Questa volta, saldo zero. Tradotto: le acquisiziono dovranno essere coperte da conseguenti cessioni o dai risparmi su determinati ingaggi. (A tal proposito, standing ovation per il partente Edin Dzeko, Campione sconfitto solo dalla carta di identità). Saldo zero. Non proprio il massimo della vita per un gruppo che ha appena sfiorato il sogno, ma la capacità di agire da parte di una dirigenza che pur con qualche errore strategico (vedi caso Skriniar) ha dimostrato di sapersi muovere per non abbassare la competitività, fa ben sperare.
Il mercato dell'Inter, in entrata e uscita, questa volta non dovrà essere una corsa faticosa condizionata solo dai bilanci. Ma una fase quasi festosa per un club tornato ad indossare l'abito buono sia in campo nazionale che internazionale. E anche l'eventuale passaggio di proprietà, se un giorno dovesse concretizzarsi, potrà solo giovarsi del meraviglioso percorso europeo di questa stagione. Il gol di Rodi ha impedito l'apoteosi, ma Istanbul ha detto che questa Inter e questo allenatore hanno tutte le carte in regola per poter rivivere certe emozioni a stretto giro di posta. Intanto buone vacanze a squadra e tifosi. Vacanze supermeritate dopo “Tutti quei chilometri che ho fatto per te...”