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Touré significa ragionare da grande

di Filippo Tramontana

Dai, diciamocelo senza mezzi termini e senza false ipocrisie: l’Inter ha cambiato i suoi piani. La virata, con l’arrivo di Mancini, è netta e per certi versi sorprendente. Si parlava di giovani della primavera, di campioni che non sarebbero più stati acquistati e dell’Europa che poteva anche non arrivare. Il progetto a lungo termine però stava stretto a molti e non rendeva giustizia all’immagine della gloriosa società qual è l’Inter nel mondo. Thohir lo ha capito per tempo e ingaggiando Mancini ha reso il progetto “diverso”, più evoluto e adatto al blasone nerazzurro.

Chiariamo subito che di soldi continuano a essercene pochi ma l’occhio interista si posa ugualmente su obiettivi di mercato di valore assoluto. Gente che gioca in Champions, che ha vinto Mondiali, che è considerata tra i migliori nel proprio ruolo è tornata prepotentemente a essere accostata e acquistata da Mancini e Ausilio. Tutto questo perché? Com’è possibile che senza soldi si possano comprare giocatori di fama internazionale? Come fa un giocatore come Touré solo a pensare di indossare la maglia dell’Inter senza soldi e senza (probabilmente) Champions League? Bisogna essere bravi. Bravi a coltivare sogni e rendere questi giocatori partecipi di un sogno-obiettivo comune. Bisogna essere stati capaci negli anni a creare un grande rapporto con questi campioni basato sulla fiducia a stima reciproca.

Ecco perché Touré, sazio di successi in Premier, si tufferebbe dimezzandosi l’ingaggio in un’avventura "pericolosa" come quella nerazzurra. Lo farebbe per la garanzia più grande che ha: la presenza di Mancini. L’Inter ha preso Shaqiri, si è fatta “regalare” Podolski per sei mesi, ha accarezzato il sogno Lavezzi e ora punta forte le sue fiches su uno dei centrocampisti più forti e completi del mondo: Yaya Touré. Chi questa estate avrebbe scommesso un euro solo sull’accostamento di questo nome alla società di corso Vittorio Emanuele? Nessuno, me compreso. Eppur si muove, qualcosa di concreto.

Tralasciamo i risultati che in due mesi non possono cambiare troppo e concentriamoci sullo sviluppo del mercato. Mancini sta costruendo la squadra su nomi ambiziosi che possono cambiare mentalità e destino della nostra Beneamata. Questo è il modo di proseguire, questo è il modo di ambire a qualcosa di più. Ragionare da grande anche se le casse sono mezze vuote. Siamo sempre l’Inter e che diamine! Cambio di mentalità si diceva: eccovela servita. Alla lunga questo lavoro pagherà. Mancano sei giorni alla fine del mercato e l’Inter, dopo essersi assicurata Shaqiri, Podolski e Brozovic, con mezza difesa fuori gioco pensa ancora a Rhodolpo, Susic, Cassano, Darmian, Diarra, Lucas Leiva, Murillo… Eppur si muove, appunto!


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Lunedì 16 dicembre