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Tra essere "costruite per lo scudetto" e vincerlo c'è di mezzo... un Abisso

di Egle Patanè

"L'Inter è favorita per lo Scudetto, è costruita da anni per vincere il campionato". Sembra il ritornello di un tormentone degno del miglior Alvaro Soler, che balza e rimbalza nel cervello di ogni malcapitato su una qualunque stazione radio sulla via del mare, o una fastidiosissima suoneria alla 'Mi chiamo Virgola e sono un gattino'... (chiedo scusa a tutti coloro che adesso la canteranno da qui a per sempre). Dunque no, "l'Inter costruita da anni per lo scudetto" non è un tormentone musicale, ma il tormentone made by Max Allegri ripetuto ogniqualvolta si presenta ai microfoni con quella strategia comunicativa da 'maniavantista' di chi mette a bagnomaria l'alibi del 'loro sono più forti' qualora tra due domeniche qualcosa dovesse andare male (per i bianconeri, chiaramente). Tutto lecito, per carità, ma anche tutto che barba, che noia, che noia, che barba! Ma tant'è e se anni e anni di calcio non sono riusciti a smuovere di un mattoncino la filosofia del corto muso, chi siamo noi per pretendere che il buon Max dal sorrisone di chi la sa lunga cambi, così de botto, la comunicazione! Perché dovrebbe, d'altronde? Ognuno guarda al suo orticello e pensa a salvaguardarlo... Beh, oddio... A sto punto continuare a parlare di Inter favorita per lo scudetto, mentre la classifica dice che il sorpasso proprio sull'Inter è momentaneamente consumato e che il primo posto, dunque, potrebbe addirittura mantenersi e magari andare di staccata, sembra piuttosto patetico. 

Non gli si può neanche dare torto quando dice che la gara dello Stadium, in programma per il ritorno dalla sosta Nazionali, sia una gara secca, ma neanche del tutto ragione considerato che allo sventolamento della bandiera a scacchi ci si arriva partita dopo partita, tre punti dopo tre punti. Dunque caro Max, ci viene da dire, il bluff è bello se fatto con più criteriata coerenza e questa strategia da 'battuto in partenza ma non troppo' è persino meno convincente del cortomuso e ti si addice proprio male. Anche contro il Cagliari, la Juventus ha portato a casa i tre punti e per una notte almeno la Vecchia Signora è tornata a dominare la vetta del campionato: un 2-1 persino meno a muso corto di quanto ci si potesse aspettare perché i padroni di casa hanno picchiato forte, proponendosi più e più volte davanti Scuffet ma non senza svariati errori. In tal senso ha però ragione, senza postille e ps, Max: non importa come, l'importante è vincere. 

Da un lato Max e la sua Juve, dall'altro il Milan. E mentre i bianconeri hanno vinto anche piacevolmente contro lo sfortunato, ma indubbiamente meno forte e attrezzato Cagliari, in quel di Lecce i rossoneri di Stefano Pioli hanno commesso un tentato suicidio, salvati all'ultimo secondo da un valoroso pompiere chiamato Abisso. Non volendo addentrarci nei meandri di una moviola che non ci spetta, ci limitiamo alla cronaca dei fatti e a salvare il Diavolo dal suicidio è il duo Abisso-Guida che con tanto di richiamo e check al VAR annullano la prodezza di Piccoli, stracciando in mille pezzi il più lieto dei finali ad un impavido e orgogliosissimo Lecce che da 2-0 era riuscito persino a ribaltarla. Niente 3-2 finale: pestone invalidante su Thiaw e la rete dell'ex Atalanta è annullata. Comprensibile la rabbia espressa dal presidente dei salentini Sticchi Damiani che con elegante ironia chiude il discorso con un "d'ora in avanti, andremo a cercare episodi come questo del pestone su Malick Thiaw quando il Lecce prenderà gol, siamo sicuri che un pestone lo troveremo sempre". 

Embé? Che ce frega del pestone di Thiaw, del 2-2 del Milan, del 2-1 della Juventus e delle parole di Allegri? Effettivamente nulla. Assolutamente niente di niente considerando che qui si parla di Inter. Tuttavia l'attualità ci impone in qualche modo di curarcene non solo per mera lieve, ma proprio lievissima, influenza inzaghiana, ma anche e soprattutto per spedire via etere in quel di Appiano un messaggio piuttosto semplice: di corto muso ma non cortissimo la squadra dello stratega si è presa la testa di una classifica che a giudicare da quanto mostrato dalla stessa fino a questo momento, tutto può fuorché appartenerle. Mentre l'altra di cui sopra, la cugina, la stessa che giusto un paio di fogli di calendario fa è stata mandata se non in down ma quasi con una sonora manita in pieno volto, ha mostrato ancora una volta delle debolezze che ad oggi nemmeno l'Ibracadabra di cui tanto ci si affretta a far tornare a Milanello riuscirebbe a rivitalizzare così facilmente. Il fire di Pioli sembra girar male e la creatura dal calcio europeo, che proprio qualche giorno fa in Europa sembrava aver fatto capolino fuori dai guai, sembra essersi imbattuta sotto una nuvoletta fantozziana che dopo averla inzuppata d'acqua l'ha fatta scivolare a -6 dall'attuale primo posto. Ma attenzione! Guai a pensar che cattivo gioco, rosa sulla carta inferiore, brutti risultati e distanze in classifica siano o possano essere elementi fondanti di self-confidence. Basti pensare agli anni addietro e a quando, a febbraio i -7 si sono trasformati, con un solo 'giro(ud)', in +1 finali. Guai a confondere la consapevolezza di sé stessi, dei propri mezzi con la spocchia, perché tra essere 'costruite per lo scudetto e vincerlo' c'è di mezzo... un Abisso.

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