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Tra svalutazione e contraddizione: c'è vita oltre Icardi

di Alessandro Cavasinni

Centodieci milioni di euro. A tanto ammontava la clausola rescissoria di Mauro Icardi scaduta ieri. Una clausola valida solo per l'estero. Un prezzo del cartellino ormai lontanissimo dalla valutazione attuale. O, almeno, è questo quello che viene raccontato da mesi. "Il valore di Icardi si è deprezzato" dicitur. Ma sarà vero?

Se c'è un concetto che va chiarito in ambito di calciomercato è che il prezzo lo fa proprio il mercato stesso. Non i gol, non gli assist, non la tecnica, non l'aggressività. Solo il mercato. Domanda e offerta. È tutto qui. E, francamente, non risultano offerte di 100 milioni in questi anni per Maurito. E nemmeno per 90 o 80. Nessuno si è mai concretamente presentato nella sede dell'Inter per mettere sul tavolo un gruzzolo così ghiotto. Un motivo ci sarà.

Allora perché si parla di un Icardi svalutato? E, soprattutto, svalutato da chi? Al limite, si potrebbe dire che si è svalutato da solo. Già, perché nessuno all'Inter si è mai sognato di progettare un autogol così tanto clamoroso. Il fatto è che l'ex capitano ha dato un colpo alla sua credibilità con quei due mesi di esilio auto imposto, giocando su un piccolo acciacco divenuto infortunio insormontabile. Settimane lontano dalla squadra, condite con uscite social più o meno ridicole e convocazioni rispedite al mittente. Ieri il cattivo era Spalletti, oggi è Conte. La verità è che Icardi non ha mai attratto seriamente i top club europei, che evidentemente hanno dirigenti che guardano al di là dei numeri. Perché, nel calcio, i numeri raccontano qualcosa, ma non tutto. Sono poco informativi se non letti con i giusti parametri.

E poi c'è l'enorme contraddizione nella quale cadono tutti gli Icarders. Da una parte ti dicono che "senza i gol di Icardi, l'Inter in questi anni sarebbe anche potuta retrocedere visto il livello basso dei compagni con i quali ha dovuto coesistere", mentre dall'altra – quando gli si fa notare che Mauro è un bomber di razza, ma troppo limitato nelle caratteristiche – rispondono che "Icardi è uomo d'area, come lo erano Inzaghi o Trezeguet. Inutile chiedergli di uscire dai 16 metri per fare gioco". Se tanto mi dà tanto, difendendo Icardi con questa tesi significa che, se ha segnato caterve di gol, grosso merito va dato anche alla squadra che ha supportato una punta poco mobile e poco incline alla manovra corale. Delle due, l'una: o è solo un attaccante d'area che ha bisogno della squadra (e qui si sbriciola il teorema secondo il quale avrebbe salvato da solo la baracca) oppure avrebbe tutto per spendersi anche fuori dal recinto dei 16 metri avversari ma non lo fa, se non in rare occasioni.

Resta la sostanza, e cioè che Icardi non vale oggi e non valeva ieri 110 milioni. Per il semplice motivo che nessuno si è mai presentato da Zhang con una cifra tale. E se adesso l'Inter si ritrova nella condizione di dover cedere un attaccante comunque di buon livello a un prezzo inferiore a quello che avrebbe potuto chiedere in situazioni normali, la colpa è quasi esclusivamente sua. Non di Spalletti, non di Marotta, non di Conte, non di Ausilio e nemmeno di Zhang. Sua e basta.

E rassicuriamo tutti: c'è vita oltre Icardi. Specie se Icardi è questo qui.

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Domenica 15 dicembre