Turnover nerazzurro
Le scelte di formazione operate da Stramaccioni per l'impegno europeo di giovedi' scorso lasciano aperte due possibili chiavi interpretative. Le rotazioni traggono origine dalla necessita' contingente - 7 partite in 3 settimane - o l'iniezione ad ampio spetttro di seconde linee sottende l'opzione/necessita' di affrontare l'Europa Legue come manifestazione di complemento, in subordine alle sfide di campionato? Il tempo fara' chiarezza circa la linea strategica adottata, mentre e' di tutta evidenza che, in ogni caso, il gruppo e' intenzionato a vivere quest'esperienza molto seriamente e con la giusta pressione emotiva. Anche per questo le valutazioni che si possono profilare dopo il march col Rubin Kazan sono da considerarsi cristallinamente oggettive, sia per i valori d'insieme espressi che per i giudizi riconducibili ai singoli. Strama ha messo in campo una squadra competitiva cosi' come puo' esserlo l'Inter odierna, ancora in costruzione e alla ricerca di un'identita' definita. Un'Inter che ha bisogno degli spazi per offrire gli spunti migliori in fase offensiva e che fatica a trovare fonti di gioco a difesa schierata, tra qualche imbarazzo a fare girare la palla a terra- unica modalita' di costruzione della manovra stante l'organico a disposizione- e fraseggi costellati da errori anche banali di disimpegno.
Ancora una volta, poi, si e' dovuto fare i conti con la necessita' di inseguire il risultato a causa di ingenuita' dei singoli ancor piu' che di una dèfaillance imputabile all'organizzazione difensiva. Il rigore cagionato da Jonathan e in maniera maggiormente preoccupante, parliamo di un titolarissimo, la doppia indecisione di Ranocchia nell'episodio del 2° gol subito, rimandano ad un film gia' visto in questo inizio di stagione, quello di una formazione costretta a dibattersi contro se' stessa per poi risalire faticosamente la china attaverso carattere ed iniziative individuali. Le squadre e quelle di vertice, prima di tutte, da che mondo e mondo e da quando il calcio e' il calcio, vivono innanzitutto della solidita' della spina dorsale dove non possono mancare giocatori dotati di leadership e qualita'. Reclamiamo a questo proposito da tempo l'arretramento di Esteban Cambiasso sulla linea arretrata. A Torino, tale accorgimento e' stato proposto sotto forma di esperimento solo a sprazzi e in una difesa dispari. Lo stesso, se stabilmente adottato, avrebbe l'effetto di tamponare il deficit di stabilita' del reparto e, nel contempo, di valorizzare una risorsa fondamentale giunta a quella fase avanzata della propria carriera in cui la gestione delle energie condiziona la prestazione nella singola partita e la continuita' d'impiego. Non sara' Gargano, lo si e' capito, il giocatore in grado di coprire il buco lasciato da Thiago Motta davanti alla difesa. Su cio' i fatti consegnano al lettore occasioni per asseverare le perplessita' gia' espresse in sede di previsione dal nostro punto di osservazione. E non ci sara', ormai e' chiaro, un vero e proprio play ad organizzare il centrocampo nemmeno se, come pare probabile, a gennaio arrivera' Paulinho che ha caratteristiche di giocatore di passo e propensione all'inserimento. Nessun dramma per carita' ma trovare equilibri e geometrie in queste condizioni impone tempi inevitabilmente piu' lunghi, una tendenza endemica all'improvvisazione e tanta freschezza atletica per giocare sul recupero del pallone per trovare soluzioni offensive. L'e' tutto sbagliato, l'e' tutto da rifare come diceva il buon Ginone Bartali? Nemmeno per sogno. Se stenta a nostro avviso a prendere corpo il progetto tecnico del Mister, non altrettanto si puo' dire a proposito della volonta' espressa dal gruppo di seguire, sotto il profilo dell'impegno innanzitutto, i dettami dello Stramaccioni pensiero. Rassicura in questo senso, limitando l'analisi alla dorsale dei ruoli fondamentali, la duttile determinazione di Snejider e Milito a fare qualita' non fine a se' stessa ma in accordo con le esigenze dell'allenatore. Piace, e per certi versi sorprende, il calcio messo in mostra da Antonio Cassano-molto bene giovedi' sera, non piu' solo espresso in pillole di destrezza, ma fatto anche di continuita', di quella tenacia guascona ed orgogliosa che sa gia' di Inter.
Da lusso ad uomo in piu': facciamo mille scongiuri, ma oggi da' l'impressione di aver accettato una volta per tutte di rimettersi in discussione per iniziare la sua vera carriera. Come sarebbe bello per chi scrive prendere a fine stagione una vigorosa palata di cenere a scaricarla sul proprio capo, pagando dazio per tanta prevenzione sinora espressa da queste colonne ed ancor di piu' dietro le telecamere senza lesinare sull'eccentricita' delle forme espressive.