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Un 'colpo da Oscar' per non andare in riserva

di Stefano Bertocchi

Questione di dettagli, di testa, di condizione fisica. Ma non solo. La frenata dell’Inter nella pazza rincorsa alla vetta arrivata col rocambolesco 3-3 di San Siro contro il Sassuolo ha messo in luce per l’ennesima volta in stagione un aspetto non di poco conto: non tutte le riserve sono all’altezza dei titolari. E questo, alla lunga, potrebbe rappresentare un problema di difficile risoluzione dalle parti di Appiano Gentile, soprattutto in un campionato atipico come quello attuale, prima stoppato dal Covid-19 e poi compattato in poche settimane con ritmi alti, tante partite in pochi giorni a riempire il calendario, nuovi regolamenti (vedi le cinque sostituzioni) e la conseguente necessità di ricorrere spesso e volentieri al turnover. Con infortuni sempre dietro l’angolo, per l’Inter (che ha in panchina un tecnico abituato a spremere i suoi giocatori come pochi altri) così come per tutte le altre squadre.

Nel calcio moderno il confine tra titolari e riserve è ormai sottile ed è assodato che le squadre che riescono a spuntarla sono quelle che contano una rosa lunga e competitiva. E il sempre più probabile sbarco di Achraf Hakimi a Milano sarebbe un 'colpo da Oscar' anche in questo senso. Nel pomeriggio di ieri, SkySport ha confermato le indiscrezioni piovute dalla Spagna parlando di affare ai dettagli con il Real Madrid per il classe '98 che ha giustiziato l'Inter con una doppietta in Champions League in quel di Dortmund: circa 40 milioni di euro più bonus, sì del giocatore al progetto tecnico nerazzurro e prossima firma su un contratto quinquennale da 5 milioni di euro a stagione, bonus compresi.

Tra acciacchi vari e scelte tecniche, contro il Sassuolo Antonio Conte ha preferito preservare fin dall'inizio alcuni preziosi elementi in vista dell’ostica trasferta del Tardini di Parma, squadra in forma e reduce dal rotondo poker rifilato al Genoa a domicilio. Nel 3-3 contro i neroverdi molte delle ‘seconde linee’ hanno deluso, dimostrando di non essere all’altezza degli undici fedelissimi del tecnico salentino, spesso e volentieri spremuti più del necessario per mancanza di alternative e quindi soggetti a cali fisici (tipici quelli degli ultimi 30') con annessi punti preziosi lasciati per strada. 

Uno come Ranocchia, ad esempio, garantisce sempre cuore e impegno, ma per ovvie ragioni non può essere minimamente paragonato ad una colonna come De Vrij, che per caratteristiche vanta comunque pochi simili nel panorama calcistico mondiale; Moses (il cui riscatto dal Chelsea appare ora sempre più lontano) è un ‘uomo di Conte’, ma ad oggi il bistrattato Candreva appare più funzionale allo scacchiere tattico dell'ex ct della Nazionale. E immaginare che nella prossima annata l'ex Lazio possa essere una pedina utile per far rifiatare il treno marocchino in arrivo dal Real Madrid cambierebbe senz'altro il modo di ragionare e di pensare in grande. 

Nella grigia serata di San Siro dei segnali positivi sono invece arrivati da Borja Valero e Biraghi (entrambi in rete, ma non sempre costanti nelle prestazioni) così come da Sanchez, meno frizzante rispetto alle ultime uscite ma comunque capace di mandare in gol l’ex terzino della Fiorentina con l’ingombrante compito di fare da controfigura a uno come Lautaro Martinez, che in stagione ha dimostrato di essere un attaccante del futuro cucendosi addosso l’etichetta di assoluto trascinatore dell’Inter insieme al solito Lukaku. 

E poi c’è la mediana, con Gagliardini che dopo l'erroraccio contro il Sassuolo diventa il simbolo assoluto della differenza tra titolatissimi e riserve. L’assenza di Brozovic è pesante per quantità e qualità, così come quella di Barella, destinato a correre e sudare per il Biscione ancora per tanti anni, o di Sensi. Il centrocampista bergamasco non sembra fornire la giusta sicurezza con costanza - e questo è il problema che riguarda la maggioranza dei 'panchinari' -, alternando prestazioni maiuscole ad altre inspiegabili, come l'ultima di San Siro macchiata dalla clamorosa traversa centrata da pochi passi a porta vuota. Per rilanciare l’Inter che verrà serviranno innesti mirati e rimpiazzi all’altezza. Serve un salto di qualità sugli esterni (uno come Hakimi garantirebbe questo upgrade), serve rinforzare il centrocampo (si parla sempre di Tonali) e, se possibile, anche puntellare la difesa e arricchire di soluzioni l’attacco. 

E quando l'Inter punta a giocatori di spessore ambiti da tanti top club, non bisogna più chiedersi al posto di chi potrebbero giocare: bisogna invece cambiare il modo pensare e iniziare a ragionare nel complesso su competitività, interscambiabilità e affidabilità a tutto tondo. Perché per puntare in alto - e competere nel lungo periodo con corazzate come la Juventus - nel tortuoso cammino di un campionato lungo e pieno di insidie come la Serie A servono qualità a 360°, cuore e polmoni. Ma anche una rosa ampia e affidabile in tutte le sue componenti. Panchina compresa. L'ultimo step per sperare di non vedere più un'Inter in riserva, ma con delle riserve all'altezza. 


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