Un giocatore che (all'Inter) forse non esiste più
Dispiace (e tanto) parlare così di un buonissimo difensore, ma soprattutto di un bravissimo ragazzo. Infatti, superfluo sottolinearlo, queste righe riguarderanno solo ed esclusivamente l'aspetto tecnico-tattico di un giocatore che (all'Inter) forse non esiste più. Questa è la mia idea che - attenzione - non deve essere per forza considerata come una critica assoluta nei suoi confronti. Dispiace, perché troppe volte si è ritrovato al centro di tante critiche, troppe, sovente anche immeritate. Ma questo è il bello (in un primo momento) e il brutto (in un secondo) dei casi in cui si viene ricoperti di tanti elogi, vengono assegnati ruoli importanti (quello da capitano, evidentemente) e nutrite aspettative immense che poi non vengono rispettate.
Parlo di Andrea Ranocchia, classe '88 di Assisi al quale augurerei un cambio già a gennaio, per non trovarsi ulteriormente svalutato dopo una prima parte di stagione in seconda fila, con gli arrivi di João Miranda e Jeison Fabian Murillo che lo hanno estromesso dalla formazione-tipo. Il tutto con un campionato Europeo all'orizzonte che, così facendo, rischierebbe seriamente di saltare, seppur la stima di Antonio Conte non sia mai mancata. Credo che l'involuzione dell'ex Arezzo e Bari possa essere spiegata principalmente con un aspetto: il momento storico di questa Inter.
Dopo il Triplete si sono sprecate le difficoltà di ripartenza, con errori di valutazione che hanno frenato un rinnovamento che (così sembra) si comincia a vedere solo ora. E durante queste stagioni 'maledette', di conseguenza, i buoni giocatori sono diventati agli occhi di tutti 'scarsi' e i campioni sono andati via via calando insieme al resto del gruppo. Considerando il 23 nerazzurro, penso al suo amico Leonardo Bonucci, che durante la felicissima esperienza in quel di Bari era giudicato come l'elemento di minor qualità. Ma il centrale bianconero ha vissuto da protagonista, eccezion fatta per la prima stagione, la clamorosa risalita della Vecchia Signora, insieme a campioni affamati di vittorie. Trattasi quindi di contesto, quello che nel calcio fa la differenza. Spesso e volentieri. E per Frog questo ha giocato nettamente a sfavore.
Non mi sarei infatti assolutamente stupito se, a casacche invertite, il prosieguo, l'evolversi delle due carriere avessero preso sviluppi diversi, magari con un Ranocchia affermato in bianconero e un Bonucci nerazzurro rimasto solamente un potenziale ottimo difensore. Proprio quello che il primo è ancora oggi. Senza parlare poi della fascia da capitano, più che un investitura e un onore, un 'maleficio' nella scorsa stagione: "Incredibile come un giocatore del genere possa essere il successore di una leggenda come Zanetti", questo il leitmotiv che ha accompagnato qualsiasi uscita dell'Inter nella scorsa stagione (anche se non sarebbe stato semplice per nessuno succedere a JZ4). Ecco, il pubblico nerazzurro. La folla che ormai non perde occasione di fischiarlo a ogni palla giocata.
Vado indietro di qualche settimana, precisamente nei giorni precedenti al derby di Milano, quando FcInterNews ha avuto modo intervistare un grande della storia dell'Inter. Un certo Marco Materazzi, il quale, come sempre senza tanti giri di parole, ha ammesso chiaramente: "Gli avevo già dato il mio consiglio tempo fa, ovvero quello di cambiare in estate. L'amore con i tifosi non è mai sbocciato".
Parole di un grande amico, quindi doppiamente sincere. E il pensiero di Matrix sento di sposarlo in pieno, per il bene di tutti: di Roberto Mancini, che non si troverebbe più in casa un giocatore comunque importante che fino a pochi mesi fa indossava la fascia da capitano, non dovendo più gestire una situazione, se vogliamo, anche scomoda, della società, che qualche milione dalla sua uscita riuscirebbe sicuramente a guadagnarlo, e soprattutto del giocatore. Un ragazzo ancora nel pieno della maturità calcistica con i suoi 27 anni che non può permettersi di vivere un'annata intera da spettatore (o quasi). L'Europeo chiama, ma così facendo Ranocchia rischia di non rispondere. Perché (all'Inter) forse è un giocatore che non esiste più.