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Un punto a Torino con rammarico. Segnale di una mentalità vincente

di Filippo Tramontana

Lo ammetto, non credevo che a Torino l’Inter potesse uscire senza perdere e a maggior ragione non pensavo fosse possibile che un pareggio potesse addirittura starle stretto. La gara di martedì ha confermato le buone sensazioni che si erano intraviste a sprazzi nel finale di 2014. Come già successo contro Roma e Lazio i ragazzi di Mancini non si sono demoralizzati dopo lo svantaggio iniziale e, dopo aver sofferto e rischiato, hanno saputo reagire pareggiando e rischiando anche di vincere contro la squadra più forte d’Italia.

Il progresso sul piano della mentalità è evidente, su quello del gioco è molto incoraggiante. Mancini ieri ha provato il tanto desiderato 4-2-3-1 a partita in corso, modulo che ha convinto soprattutto dopo l’ingresso di Podolski. Ma avere Mancini in panchina ha cambiato il volto della squadra soprattutto dal punto di vista della personalità. Il mister sta trasmettendo il suo carisma e la sua esperienza a una squadra prima smarrita e assolutamente insicura dei propri mezzi. Detto questo i limiti tecnici della rosa nerazzurra non possono svanire solo con l’avvento di Mancini. Ma il tecnico di Jesi è stato preso anche per le sue grandi doti manageriali, per le sue conoscenze del mondo del calcio a tutto tondo.

Con Mancio, è bene ricordare, sono arrivati all’Inter giocatori come Cambiasso, Veron, Maicon, Julio Cesar, Crespo e Maxwell. Tutti, escluso Maicon scoperto e pagato 5 milioni, a costo zero. L’effetto Mancini (senza dimenticare Ausilio e la società ovviamente) ha già portato alla Pinetina un campione del Mondo come Podolski e a breve dovrebbero arrivare altri giocatori dal profilo alto e dal costo relativamente basso. Insomma l’arrivo del Mancio è stato un toccasana per l’ambiente e adesso si sta guardando al futuro con più fiducia.

Ora però bisogna stare attenti, l’asticella va tenuta alta. La prestazione fornita contro la Juve va replicata anche nei prossimi match. La concentrazione spesa in campo deve essere la stessa in tutte le partite, che l’avversario si chiami Juventus, Roma, Cesena o Parma. Non ci si può permettere di dare tutto nei big match e poco nelle altre partite. La squadra vincente è quella che sa come comportarsi in tutte le situazioni sapendole gestire per il meglio. Questo è quello che deve fare l’Inter d’ora in poi, ma con Mancini in panchina non mi preoccupo poi tanto.


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