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Una decisione ambigua

di Lapo De Carlo

È successo davvero, nel caos in corso nel nostro Paese, un raggio di ambiguità ha squarciato ogni resistenza verso la polemica e scatenato i tifosi dell’Inter, persuasi che la stranezza di rinviare Juventus-Inter, insieme ad altre quattro partite sia stato un colpo di mano della proprietà bianconera o di interessi più alti.

Nella notte tra venerdì e sabato era arrivata la notizia che sembrava essere solo un retroscena trascurabile: la Juventus stava tentando di far rinviare il match di domenica sera. Una di quelle notizie che si sarebbe esaurita nel corso della giornata. In tarda mattinata invece è arrivata questa decisione, ammantata da una opacità irritante e un tempismo innaturale.

La questione è incastonata in uno scenario di straordinaria confusione nel quale le istituzioni contribuiscono a generare ancora più nervosismo, tra litigi, contraddizioni e uscite infelici.

Il problema del calendario dell’Inter fa discutere adesso ma sarà poi una faccenda che dovrà essere gestita e risolta dalla società senza aiuti. Recuperare ben due partite e confidare nell’uscita di scena dalla Coppa Italia e in Europa League per permettere il “regolare” svolgimento del Campionato. Incommentabile.

Il virus sta mostrando in ogni settore come ognuno pensi per sé e mostra piccole e grandi meschinità. In un settore come il calcio la goffaggine, la fragilità del sistema espone una decisione come questa a giudizi avvelenati.

Cosa si pretende perciò in un momento come questo? Le gare dovrebbero essere tutte giocate o tutte sospese, per una logica sportiva da una parte e soprattutto di autentica attenzione per la salute pubblica dall’altra, visto che è la ratio per la quale sono state rinviate delle partite. Entrambe le questioni sono state disattese.
L'Inter ha giocato giovedì a porte chiuse ma non si può domenica a Milano, Torino, Udine, Parma e Reggio Emilia? L'Uefa è stata chiara, l’Italia ha fatto il solito compromesso.

Dicono: “Ma a Roma, Napoli, Lecce non c’è una diffusione del virus come in Lombardia, Veneto ed Emilia”. Perfetto, perché dunque non è stata vietata la trasferta dei tifosi ospiti? I tifosi dell'Atalanta possono andare a Lecce, quelli del Bologna a Roma. Non è incoerente?

Nel delirio tutto passa in second’ordine ma in un solo giorno hanno annullato Juventus-Inter per motivi di sicurezza e confermato Juventus-Milan di Coppa Italia tre giorni dopo, escludendo chi abita in Lombardia, Veneto ed Emilia. Perché tutti sanno che i piemontesi non vanno mai in queste tre regioni e nessuno di loro ci lavora.
L'emergenza salute c'è da 10 giorni e non è cambiata. Se il governo, come in Svizzera, avesse deciso dal principio di chiudere per una o due settimane fin dal principio nessuno avrebbe potuto dire niente.

Le misure avrebbero dovuto essere fiscali e forti, senza bar chiusi dopo le 18, poi riaperti ma servendo solo al tavolo, stadi aperti senza divieti in alcune zone e chiusi in altri, pub chiusi ma ristoranti aperti e altre sconcertanti decisioni su cui un giorno speriamo di riderci.

Da giovedì è cambiata la necessità del Paese, per la ripresa, fondamentale va detto, con decisioni controverse, tra queste la riapertura delle scuole, slittata di un’altra settimana.

La questione Juve-Inter è l'ultima, al netto dei problemi che creerà alla stagione nerazzurra, ma se i giornali di ieri scrivevano che la Juve stava lavorando per il rinvio (riuscendoci) è evidente che non lo faceva certo per la salute pubblica.

La vicenda è molto più seria di quanto non sia la semplice questione di interesse e riguarda le linee guida che vengono costantemente mutate senza logica. C’è una decisione farisaica quando sarebbe sufficiente che per una volta l'Italia fosse una, con un’unica decisione, netta, forte in grado di essere rispettata.
Purtroppo il calcio non è sfuggito alla fotografia di una nazione spaurita, informata male e capace di reagire solo strillando, senza prudenza, senza equilibrio.
Marotta ha preso in mano la questione e si spera che si prenda in fretta la decisione di portare a 18 il numero di squadre in serie A, il Campionato parta prima e liberi delle date, così come si auspica che l’Uefa riveda il format inspiegabile dell’Europa League nel quale giochi di più e guadagni infinitamente meno rispetto alla Champions.
Amala.


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