Una sera tra luci e ombre. E ora, derby!
C’è una nota positiva su tutte, che vale la pena rimarcare sin dall’inizio: la squadra è tornata sulle sue gambe, tutta. Considerati gli standard delle ultime partite, è già un deciso passo in avanti. E anche Lucio, che a un certo punto stava facendo imprecare tutti quanti, alla fine si è rialzato e anzi è andato avanti più forte di prima. Poi, il ritorno al gol di Milito, che spezza il mini-incantesimo iniziato a Brescia e culminato con il palo centrato pochi minuti prima di capitalizzare al meglio l'assist di Eto'o trovando finalmente la sorte dalla sua parte con la deviazione fortuita e determinante di Rosati, e dedicare poi la rete al compagno Samuel che sarà costretto a guardare il resto del campionato da casa. Infine, anche il buon rientro di Stankovic, che appena entrato al posto di Biabiany ha dato alla manovra nerazzurra una fluidità fino a quel momento solo vagamente ipotizzata. Rientri positivi, senza dubbio.
Già, ma poi? Cosa si può salvare di questa partita, poi? Francamente, ben poco. La grinta di Obi, la maglia coi numeri alla rovescia di Biabiany (francamente, non l’ho visto così malvagio nella gara col Lecce, anche se con Stankovic è stata tutta un’altra musica), volendo la nota di colore offerta da Benitez che all’inizio del secondo tempo raduna i giocatori in mezzo al campo, sulle reminescenze dei suoi studi da tecnico di basket. Stop. Rafa Benitez ha le sue ragioni a parlare di partita incredibile, dove l’Inter ancora una volta concretizza poco in proporzione a quanto costruito: ma è un discorso che può reggere per i secondi 45 minuti, peraltro segnati dalla grossa ingenuità che 180 secondi dopo la rete di Milito consente ad Olivera di trovare il gol del pareggio. Nel primo tempo, inutile girarci intorno, è stata un’Inter davvero brutta, una versione se vogliamo ancora peggiore di quella definita dal collega Fabio Costantino ‘Inter-subbuteo’ vista a Brescia: come scossa dall’incredibile occasione sciupata da Pandev, la squadra nerazzurra appare lenta, quasi inchiodata al terreno, incapace di creare gioco, che consente al Lecce di prendere coraggio e addirittura di impossessarsi del pallino della gara.
Con gli innesti di Milito e Stankovic, come detto, si vede un’Inter diversa, più aggressiva, che dà l’impressione di poter colpire in qualunque momento, arrivandoci in maniera sudata col gol di Milito. Ma una squadra di nome Inter, e questo dovrebbe bastare, non può, non deve commettere un errore così marchiano come quello visto in occasione del corner del pareggio, con Chivu in cerca di farfalle mentre Olivera è libero di prendere il volo e gelare Castellazzi. Punizione eccessiva? Può darsi, di certo proporzionata al brutto errore commesso.
Comunque sia, torniamo da Lecce con entrambi i lati della bilancia pro-contro piuttosto pieni. E anche la classifica suggerisce interpretazioni ‘cerchiobottiste’: l’Inter precipita al quarto posto, scavalcata anche dal Napoli corsaro in extremis a Cagliari, ma nonostante tutto a -3 dalla vetta occupata ora dal Milan che sarà prossimo avversario dei nerazzurri nel nuovo capitolo della stracittadina milanese. Dalla loro avranno l’entusiasmo della vetta, ma anche due infortuni pesanti come quelli di Pato e Inzaghi, mentre sul nostro fronte dovrebbero tornare abili e arruolabili Julio Cesar, Cambiasso e Sneijder. Ibra e compagni arrivano sicuramente favoriti, ma sbaglio o è il derby la partita dove, saggezza popolar-calcistica recita, per antonomasia la squadra favorita non vince?