Una soluzione per tenersi Diamantino
“Resto all’Inter, voglio giocarmi le mie chance”. Lo scorso anno Amantino Mancini non ha mostrato affatto sul terreno di gioco la continuità che invece palesa verbalmente dal periodo tardo primaverile a oggi. L’esterno brasiliano non ha mai rilasciato una dichiarazione che non si inquadrasse in una permanenza all’Inter, nonostante Mourinho lo abbia messo della lista nera, quella dei giocatori la cui presenza nella rosa interista è giudicata superflua e dunque non necessaria. Uno smacco difficile da digerire per un giocatore che ai tempi della Roma si è fatto apprezzare a livello internazionale, e non solo per quella giocata spettacolare davanti al pubblico di Lione in Champions League. Per uno che ha conosciuto la gavetta (Bellotto lo rimproverava in Serie B con la maglia del Venezia) e si è fatto strada sgomitando e ottenendo il consenso di un duro come Capello, essere considerato di troppo è la peggiore delle condizioni personali. Ma il carattere non gli manca e, per quanto nei suoi confronti l’interesse di alcuni club sia concreto (Bayern Monaco, Lione, West Ham ecc.), il brasiliano non ha alcuna intenzione di abbandonare la nave dopo solo una stagione. Il problema è che nel suo ruolo Mourinho non sembra aver più bisogno di nessuno.
Da quando il tecnico portoghese ha deciso di rinunciare alle tanto amate ali, spedendo al Chelsea Quaresma e relegando in panchina Mancini, per i titolari del ruolo non c’è stata più trippa. Ed ecco che un campione, pagato 13 milioni l’estate prima e accolto con benevolenza da Mourinho, oggi si ritrova ai margini di una squadra, animato però di tanta buona volontà. Fossi in Mancini, però, non sarei così ottimista. La fiducia nelle proprie capacità è come le caramelle Dufour: non basta, ma aiuta. Quel che servirebbe all’esterno ex Roma è un cambio di mentalità, o meglio, un ritorno al passato, quando copriva tutta la fascia destra dalla difesa all’attacco sia con il Venezia sia in maglia giallorossa, dove nel 2003 si è sobbarcato l’oneroso incarico di sostituire un grandissimo come Cafù. Con risultati soddisfacenti. Ecco, forse in un’ottica tattica la sua permanenza all’Inter non sarebbe poi così campata in aria.
Con l’addio di Maxwell per la fascia sinistra sono rimasti solo Santon ed, eventualmente, Chivu. A destra invece il titolare e unico interprete del ruolo è Maicon. Il quale, non sia mai, se dovesse nuovamente trovarsi a fronteggiare un infortunio come quello dello scorso anno, creerebbe non pochi problemi a Mourinho, costringendolo a trovare un’alternativa. Potrebbe essere dirottato sulla destra Santon, come nel finale dello scorso campionato, oppure capitan Zanetti, il quale lascerebbe scoperto un posto in mezzo al campo dove oggi è alquanto indispensabile. Quindi, perché non pensare a un giocatore che in passato ha già ricoperto il compito di esterno destro, salvo poi spostandosi verso la porta?
Mancini sarebbe così il cambio naturale di Maicon, potrebbe dargli anche un po’ di ossigeno quando le partite contano di meno, senza necessariamente aspettare un suo infortunio. In maglia giallorossa, almeno all’inizio, lo ha fatto e bene, prima che Spalletti lo avvicinasse alla porta avversaria rendendolo una vera e propria ala. Certo, il brasiliano dovrebbe fare uno sforzo fisico e mentale, tornando a correre come faceva un tempo, senza limitarsi ad aspettare la palla. E dovrebbe anche tornare a difendere, perché anche Maicon ha imparato a farlo, diventando il mostro che è oggi. Serve impegno e buona volontà, quello che il diretto interessato lascia trasparire da tutte le sue dichiarazioni.
Essere vice Maicon non significa giocare con continuità, ma di certo rappresenta un’etichetta che, in tempo di magra (quando sei considerato ormai un ex), ha un suo perché. Poi, ovviamente, la palla passa allo Special One, giudice finale di ogni questione tecnico-tattica. Mancini vice Maicon è solo un’idea, sia ben chiaro, ma potrebbe funzionare considerando il passato di Diamantino. Così non dovrebbe per forza cercare fortuna altrove, o rimanere da separato in casa. Penso che un passo indietro (tattico), in questo caso, sarebbe utile a tutti.