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Uomini forti, destini forti. Uomini deboli, destini deboli. Ma un'altra strada, caro Luciano, c'era

di Egle Patanè

Bruciare.
V. tr. e intr. [lat. *brusiare, di etimo incerto] (io brùcio, ecc.). – 1. tr. a. Consumare, distruggere con l’azione del fuoco: b. la legna; b. della carta; b. l’incenso; ho bruciato un pacco di vecchie lettere; iperb., b. l’arrosto, cuocerlo troppo. 2. Usi fig.: a. Consumare, [...] d. fig. Provare un sentimento intenso [...]. Con la particella pron. (in funzione di dativo), provocare gran dispiacere o disappunto...

... Quello che effettivamente sembra, o meglio, è sembrato, stesse facendo Luciano Spalletti. Il buon, stimatissimo e amatissimo Luciano. Quel Luciano al quale l'intero pianeta Inter gli deve tutt'oggi tanto e verso il quale i tifosi del Biscione provano immensa stima e gratitudine. Sentimenti questi leggermente feriti dall'ultima, ma non prima, frecciatina scagliata dal certaldino con mirino Appiano Gentile alla vigilia del delicato match di Nations League della Nazionale italiana contro il Belgio. "Posso dire che non ho mai vissuto situazioni come quelle di Simone Inzaghi, né a Milano né in altri momenti della mia carriera. Mai successo che qualcuno mi abbia chiamato per queste cose, è una novità che mi ha sorpreso. Perché poi non so quali siano stati i rapporti precedenti: uno ti telefona, non lo conosci, non hai mai avuto a che fare con lui, penso sia difficile poterci scambiare parole. Io rispondo a tutti, anche ai numeri che non conosco, ma poi so riattaccare". Parole tutt'altro che diplomatiche tenuto conto della delicatezza dell'argomento e tenuto conto delle varie ed eventuali che il contesto impone alle riflessioni degli inquirenti in primis, figuriamoci degli opinionisti. "Io rispondo a tutti, ma poi so riattaccare", dice giustamente. Ma solo teoricamente e dall'alto della tranquillità che la circostanza della sala stampa di Coverciano regala. Tutto giusto, tutto lecito, se non fosse che... la pratica spesso e volentieri differisce dalla teoria. Se la rettitudine - retorica appunto - di Luciano difficilmente è appuntabile, altrettanto inattaccabile però è la posizione di Simone Inzaghi in relazione alle motivazioni che hanno portato il piacentino alla convocazione in Questura per essere interrogato in qualità di teste (e non di indagato, precisiamo, ndr) a proposito delle vicende che lo hanno visto coinvolto nella maxi-inchiesta della Procura e della Dda di Milano che ha portato alla luce intrigate infiltrazioni di stampo mafioso in logiche e operato delle Curva di Inter e Milan. Dalle indagini, partite nel lontano 2018 con la morte di Daniele Belardinelli, ultrà varesino e interista, avvenuta poco prima di un Inter-Napoli che vedeva alla guida di quell'Inter proprio Luciano Spalletti, e intensificate con l'omicidio dello storico capo curva Vittorio Boiocchi avvenuto nel dicembre 2022, emergono delle intercettazioni tra uno dei capi della Nord e Inzaghi in merito alle 'richieste' - come lo stesso Inzaghi le ha definite - avanzate da alcuni rappresentanti del direttivo della Nord nei confronti dell'allenatore nerazzurro di far leva sulla dirigenza al fine di far ottenere più biglietti a disposizione della curva per la finale di Champions del 2023. Richieste di cui Inzaghi si è reso 'colpevole' di non stroncare sul nascere e al contrario avrebbe 'avallato'. Operato che qualche giorno fa ha trovato giudizio piuttosto perentorio da parte di Spalletti, appunto, che avrebbe 'criticato' senza troppi giri di parole il collega con qualche giro di parole che sa tanto di condanna pubblica e piuttosto generosa e superficiale che non tiene conto di sentimenti sui quali è facile sorvolare dall'esterno.

Ma non solo. A fare a botte con le lezioni d'alto moralismo è anche il passato dello stesso Spalletti, un paio d'anni fa felicemente immortalato mentre dalla sala stampa del centro sportivo di Castel Volturno scartava, con tanto di telecamere che ne filmavano l'evento, un simpatico regalo da parte di alcuni tifosi del Napoli che rendevano al condottiero del terzo storico scudetto del Napoli una parte della tanto adorata Panda sottratta qualche mese prima da ignoti. Un gesto simpatico spopolato sul web quanto iconico del 'buon rapporto' che intercorreva tra la tifoseria, la più calda, del club azzurro e l'allora allenatore che fece, giustamente, tutt'altro che scalpore né diede il via a congetture complottiste e subdole, diversamente da quanto accaduto oggi nei confronti di Inzaghi. Altrettanto si può dire del post pubblicato qualche settimana fa su Instagram dallo stesso Spalletti che postava una foto di uno striscione esposto dagli ultras del Napoli al Maradona che recitava "Luciano, retta via ultras indicata, ti aspettiamo in gratinata", indirizzato ad uno storico ultrà partenopeo afflitto da problemi di salute che l'oggi ct azzurro aveva erroneamente pensato fosse a lui riferito e per ciò postato con tanto di 'grazie'. Un gesto di gratitudine che Luciano aveva pubblicamente rivolto ai suoi ex tifosi, che non trova nulla di compromettente né degno di condanne alcune ma che però cozza con la nota di biasimo che si è sentito di fare nei confronti del presunto legame tra Inzaghi e i suoi ultras e che fa comprensibilmente storcere il naso agli interisti.

Perché, Luciano? Perché un dardo tanto avvelenato lanciato al tuo ex 'meraviglioso popolo' di cui tanto ti vantavi ai tempi della Pinetina, dove proprio per l'ultimo appuntamento della tua storia nerazzurra avevi chiamato all'appello per supportare la causa del 'tutti insieme si vince'? Perché la richiesta a gran voce di raccoglimento dell'intero popolo nerazzurro per quell'Inter-Empoli del 2019, ultima chiamata per l'Europa, con tanto di applauso e mano sul petto sotto la Nord dovrebbe essere più incolpevole di una 'richiesta' di partecipazione totale alla più importante chiamata della carriera di Inzaghi, ovvero la finale di Champions di Istanbul? Quesiti che lasciano credere di trovar risposta nella prima parola del presente scritto, ovvero bruciare, 'sentimento' intenso mai guarito di un addio, comprensibilmente doloroso per le modalità in cui è stato pronunciato rilanciato però ai danni di un incolpevole e totalmente estraneo alla cosa Simone Inzaghi, colpito ingiustamente per reati non suoi e per una delicata situazione non semplice da gestire per nessuno. Gestione della cosa che poco ha a che vedere con rettitudine, né facilmente gestibile semplicemente 'riattaccando' il telefono. 'Uomini forti, destini forti, uomini deboli, destini deboli' recita il tanto famoso detto tipico proprio di Spalletti che questa volta aveva la possibilità di percorrere "un'altra strada", quella della comprensione e del silenzio, strada che fortunatamente ha ritrovato dopo qualche riflessione che lo ha portato al passo indietro e alla riconciliazione che lo stesso toscano ha cercato con la telefonata fatta nel pomeriggio di ieri a Inzaghi durante la quale si è spiegato e probabilmente scusato per la mancanza di tatto che da uno come Luciano difficilmente t'aspetti. Pace fatta? Così sembra stando a quanto affermato dalla Gazzetta che ne ha svelato la notizia, nella speranza che sia un definitivo passo indietro frutto di una rivelatrice introspezione che forse oggi dovrebbero fare in molti in merito ad un argomento sul quale c'è poco da ridere e scimmiottare ma tanto da riflettere. Perché le parole, esattamente come quelle imputate dall'opinione pubblica a Inzaghi, hanno un peso che talvolta la superficialità e la gogna pubblica e mediatica non conosce o di cui poco si cura.


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