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Urge intervento in mezzo per continuare la corsa. Ma non sparate su Kondogbia

di Maurizio Pizzoferrato

Partiamo da un dato amaro. Se si perdono nel giro di due settimane gare come quelle contro la Lazio e il Sassuolo e per di più a San Siro, lo scudetto diventa una chimera. Ricordo la stagione 97-98, quando l'Inter di Ronaldo il Fenomeno fu scippata dal signor Ceccarini in quel di Torino, anche in quella stagione piena di giusti rimpianti, la Beneamata scivolò in casa contro il Bari di tal Mazinga e il Bologna. Cose da Inter, insomma, abile come poche a fare harakiri quando invece sarebbe il caso di spiccare il volo. Il titolo d'inverno, platonico ma non troppo, visto che negli ultimi undici campionati chi ha tagliato per primo il traguardo al giro di boa, ha poi conquistato lo scudetto, doveva tingersi di nerazzurro. Bastava battere il pur forte Sassuolo davanti ai 40 mila tifosi entusiasti che, dopo il blitz di Empoli, iniziavano a coltivare certezze sulla solidità di una squadra che, pur regalando sempre spunti polemici a chi ci vuol male per come gioca, però riusciva a vincere le partite.

Lo scivolone con la Lazio era considerato solo un antipatico incidente di percorso. Ma dopo il pranzo domenicale andato di traverso a causa della banda targata Di Francesco, lo scenario è cambiato. Tre sconfitte nelle ultime sei partite, le ultime due in casa, Inter scavalcata dal Napoli che gioca il miglior calcio d'Italia, trascinato da un Higuain stratosferico e, cosa più grave, raggiunta dalla Juventus che in troppo poco tempo ha recuperato uno svantaggio che sembrava incolmabile. Ora il rischio di cedimento sul piano mentale e quindi di un brusco ridimensionamento esiste. Sembra comunque paradossale che contro il Sassuolo si sia vista forse la migliore Inter della stagione per quanto riguarda le occasioni da gol create, gridano vendetta la mancata espulsione di Berardi, alcuni errori di mira del pur bravo Ljiajc e le parate a ripetizione di Consigli. Ma se anche domenica scorsa il nostro Handanovic ha dovuto fare gli staordinari e nei maledetti minuti di recupero Nagatamo, Murillo e Miranda, nell'ordine, hanno commesso tre svarioni che hanno regalato il calcio di rigore, bisogna porsi delle domande.

Sul banco degli imputati il centrocampo, che da quando è nato il calcio rappresenta la zona nevralgica, come dicono quelli bravi. E purtroppo il centrocampo nerazzurro, contro il Sassuolo, non ha dettato a dovere i tempi per dominare la partita e nello stesso tempo non ha offerto il filtro necessario a proteggere un difesa che, seppur composta da due centrali di livello mondiale, come tutte le difese va in affanno se lasciata in balia degli attaccanti avversari. A fine gara Roberto Mancini ha spiegato le difficoltà del reparto puntando il dito sulla scarsa condizione di alcuni elementi. Kondogbia, Brozovic e Medel non hanno certo disputato una grande partita in grado di mascherare il peccato originale, ossia la mancanza di una mente pensante alla Pirlo o alla Biglia, ma il problema va risolto al più presto perché non si può pensare di vincere tutte le partite cercando solo di mandare il pallone più velocemente possibile verso l'attacco, che invece possiede il giusto mix di qualità e potenza con i vari Icardi, Jovetic, Ljiajic e Perisic. E a mio avviso, le difficoltà del centrocampo stanno incidendo notevolmente sul rendimento di Geoffrey Kondogbia che non decolla, anzi.

Ormai si sta diffondendo il dubbio che il francese strappato al Milan dopo un appassionante derby di mercato, in realtà sia scarso, soprattutto in relazione ai 30 e passa milioni di euro spesi dal club di Thohir per ingaggiarlo. Domenica il confronto con il buon Missiroli del Sassuolo è stato impietoso per Kondo che quando è in difficoltà lo fa capire al mondo con il suo sguardo tra il triste e il perplesso. Ma, sempre a mio avviso, sarebbe un errore letale scaricare il ventitreenne 'ex Monaco che, anche quando è in ombra, mostra di avere i colpi del gran giocatore: fisico, protezione del pallone, tecnica superiore nello stretto nonostante la mole. Il problema è che Geoffrey Kondogbia dovrebbe giocare alla sua maniera, senza pensare a svolgere compiti che non gli competono. Ecco perché servirebbe come il pane il classico pensatore in grado di prendere il pallone davanti alla difesa, permettendo ai partner di reparto, i vari Medel. Brozovic e lo stesso Kondogbia, di fare al meglio quello che è nelle loro corde, ossia interdire e infilarsi negli spazi. Questa finestra di mercato potrebbe essere dunque quanto mai decisiva per il proseguio della stagione interista.

Chiudiamo il discorso cercando però di pensare positivo. Se a inizio stagione ci avessero detto che al termine del girtone di andata, l'Inter avrebbe occupato il secondo posto insieme alla Juventus e a soli due punti dalla capolista, il Napoli nell'occasione, e con quattro punti di vantaggio sulla Roma, considerata in partenza tra le favorite per la vittoria finale, avremmo tutti quanti firmato con grande entusiasmo. E allora calma e sangue freddo. La società faccia il suo in sede di mercato pur con la spada di damocle del financial Fair Play e i giocatori continuino a seguire gli insegnamenti di Roberto Mancini. Il vero campionato dell'Inter inizierà sabato prossimo, quando si andrà a far visita ad un'Atalanta ferita dopo quattro sconfitte consecutive. Tornare subito a vincere, per ricominciare a sognare. E al milanista Squinzi che gongola per aver battuto l'Inter a San Siro, ricordiamo con affetto due 7-0 per noi che non verranno certo cancellati da un rigore regalato.


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