Vedo solo gente che parla
“Vedo solo gente che parla”, recita uno dei più celebri e virali cori intonati nella sua storia dalla Curva Nord. E nei giorni che fanno seguito all’amaro ko dell’Inter a Istanbul in finale di Champions League contro il Manchester City, in effetti, in giro si vede (e si sente) solo gente che parla. E che visti i tempi che corrono, in realtà, avrebbe ben poco da dire.
Capiamoci: nel mondo dello sport - e nel calcio in particolar modo - lo sfottò esiste da sempre ed è una delle componenti che arricchiscono lo spettacolo. Ma bisogna tener conto anche da chi, e in quale modo, questa prassi goliardica viene messa in pratica, tralasciando le classiche prese in giro da bar o da social tra amici che sostengono squadre diverse. È quindi scontato che nel botta e risposta possa arrivare la replica di chi, nell’ultimo anno, alla finale più prestigiosa d’Europa ci è arrivato dopo aver messo due trofei in tasca, tra l’altro facendo fuori proprio le storiche rivali, Juventus (in semifinale di Coppa Italia) e Milan (in semifinale di Champions), che hanno chiuso la stagione con zero titoli. E sotto in classifica in campionato.
Quotato a 0,01 lo sfottò dello juventino medio sulla scia dello slogan ‘a testa alta’, con il diretto interessato che dimentica per convenienza che la sua squadra vada invece fiera del motto “vincere è l’unica cosa che conta” (magari anche truccando i bilanci…) e nonostante questo si sia guadagnata nel tempo una Laurea ad honorem in Europa sulle finali di Champions perse. Una coppa inseguita con ossessione e mai alzata al cielo negli ultimi anni, nonostante le follie per avere un certo Cristiano Ronaldo in rosa, e salutata invece con estrema puntualità agli ottavi di finale. O prima. E comunque no, vincere non è l’unica cosa che conta. L’ennesima dimostrazione è arrivata dai tifosi nerazzurri che hanno comunque festeggiato l’impresa dell’Inter di Inzaghi (perché di questo si tratta) cantando e sventolando bandiere in Piazza Duomo a Milano e all’Atatürk di Istanbul nonostante la sconfitta contro gli alieni del City, resi umani per una notte.
Già, Istanbul. Una città che evoca bellissimi ricordi anche agli amici del Milan (ride, ndr), che hanno alle spalle un passato glorioso in Champions League - e per questo ci si leva sportivamente il cappello - ma anche un presente rivedibile, con uno dei cicli vincenti più corti della storia del calcio: dopo lo scudetto vinto l’anno scorso, la squadra di Pioli non è riuscita 'nell’impresa' di difenderlo neanche per un girone, abbandonando in anticipo anche la Coppa Italia (causa Torino) e lasciando per strada Supercoppa Italiana e sogno Champions sotto le sberle proprio dei cugini dell’Inter che adesso sfottono, ma contro cui non sono riusciti a fare un solo gol negli ultimi quattro derby, riassumibili con un parziale di 7-0 per i nerazzurri (3-0 a Riyadh, 1-0 in campionato, 2-0 e 1-0 negli Euroderby). Motivo per cui gli striscioni della Curva Sud, prontamente replicati a tono dai rappresentanti della Curva Nord, lasciano il tempo che trovano, mettendo in luce tutta la frustrazione del caso.
L’Inter, eccezion fatta per il campionato, dove gli scivoloni sono stati tanti e gravi, ha disputato una stagione da 9 in pagella: posto Champions guadagnato in campionato (e non ‘di cartone’- termine che piace tanto agli anti-Inter - come il Diavolo, qualificata nell'Europa che conta grazie alla penalizzazione della Juve), Supercoppa e Coppa Italia vinte e una finale di Champions conquistata e giocata alla pari con i mostri del Manchester City, squadra costruita a suon di milioni proprio per vincere quel trofeo. Eppure, in giro, “vedo solo gente che parla”.