Vincere? Non è obbligatorio. Competere per farlo sì
Qualificazione agli ottavi di Champions raggiunta con due giornate di anticipo. Alla Beneamata manca solo l'ultimo sforzo per conquistare il primo posto nel girone ai danni della sorprendente Real Sociedad. La finalista della scorsa stagione conferma il particolare feeling con l'Europa che conta, Simone Inzaghi conferma di essere tecnico di primissima fascia quando si disputano partite che presentano un obiettivo da raggiungere come la trasferta di mercoledì scorso a Salisburgo. Perfetta, da parte del tecnico nerazzurro, la gestione della sfida in terra austriaca. Azzeccata la formazione e l'atteggiamento iniziale, che hanno permesso a qualche titolarissimo di tirare il fiato, perfette le sostituzioni e la tempistica di esse che hanno lanciato l'Inter a conquistare la preziosa vittoria senza pagare troppo dazio dal punto di vista psico -fisico.
Insomma, a Salisburgo l'Inter potrà aver giocato più o meno bene, a seconda dei gusti di chi guardi il football, ma ha avuto l'atteggiamento da grande squadra che sa cosa vuole e come ottenerlo. Recuperato Arnautovic che già mercoledì scorso sedeva in panchina, ai box per infortunio ci sono Cuadrado, che dovrebbe tornare a disposizione dopo la sosta e Benjamin Pavard. “Benji l'interista” è già entrato nel cuore dei tifosi nerazzurri perchè oltre alla indiscutibile classe mostrata quando è stato chiamato in causa, a Bergamo ha regalato perle di interismo duro e puro. Il francese ha prima salvato un possibile gol dell'Atalanta con un intervento da grande difensore, ricadendo si è procurato una dolorosa lussazione della rotula che lo costringerà ad una assenza non banale, ma a fine gara ha sfidato i diktat dei medici andando a festeggiare l'importante vittoria, sorridente, sotto il settore ospiti. Questi sono i calciatori che portano lontano e brava è stata l'Inter a vestirlo di nerazzurro. Così come sembra uno destinato a far parlare di se quel Bisseck che ha giocato con personalità e sfrontatezza in Austria. Solo il cartellino giallo rimediato nel primo tempo ha impedito al ventiduenne aitante difensore tedesco di non disputare gli interi novanta e passa minuti. Ma ora Simone Inzaghi sa che potrà contare anche su di lui quando servirà.
Le buone notizie sono dunque maggiori di quelle meno buone per la capolista del campionato. Intanto domani sera il Meazza ospiterà il frizzante Frosinone guidato da un tecnico come Eusebio Di Francesco che sembra aver ritrovato lo smalto di un tempo. Classica partita agevole solo sulla famigerata carta, ma che proprio per questo obbligherà la banda Inzaghi a disputarla con la massima concentrazione per portare a casa i tre punti. Vincere ancora, prima della sosta, sarà fondamentale per questa Inter prima della sosta dovuta alla Nazionali. Dopo, la strada inizierà a salire in maniera importante con tre trasferte difficili, ma nello stesso stimolanti nel giro di una settimana.
Domenica 26 novembre si va a far visita alla Juventus che oggi ospita il Cagliari ed è ufficialmente tornata a candidarsi per lo scudetto, nonostante Massimiliano Allegri continui a gettare acqua sul fuoco, dicendo che l'eventuale successo sul Cagliari dovrà servire ai bianconeri ad aumentare il vantaggio sulla quinta in classifica. Tre giorni dopo la battaglia sportiva dell'Allianz Stadium, nerazzurri a Lisbona contro un Benfica ancora senza punti nel girone di Champions League. Quattro giorni dopo, altra trasferta ad alto coefficente di difficoltà al “Maradona” contro il Napoli campione d'Italia in carica che intanto avrà recuperato il miglior Osimhen. Qualcosa ci dice che non ci sarà tempo per annoiarsi, la speranza che ci sia quello per gioire. L'Inter, galvanizzata anche dalla sicura partecipazione al nuovo mondiale per club del 2025, ha la struttura di squadra e societeria per inseguire qualsiasi traguardo. Ma non è obbligatorio vincere come insinua qualcuno che sa poco di calcio, obbligatorio è competere per vincere e finalmente da qualche stagione questo sta avvenendo dopo troppi anni post triplete di galleggiamento nelle retrovie.
E i settantamila e passa che anche domani riempiranno San Siro, lo hanno capito. Come i milioni di interisti davanti alla Tv.