Wonderwall
Nelle ore in cui a Milano si alzava il velo su Interwall, il murale celebrativo dei 110 anni di storia della Beneamata sito in via Borsieri 5, in Slovacchia, Milan Skriniar erigeva una barriera tra sé e le voci di mercato che da gennaio lo dipingono come primo obiettivo di alcuni dei più importanti top club europei. Un wonderwall di pura urban art costruito dal centralone ex Sampdoria a protezione della sua fedeltà ai colori nerazzurri nella sua città d'adozione: "L'interesse di altre squadre? Non so nulla al riguardo, io per adesso sono concentrato solo sulle performance con l'Inter", ha affermato il giocatore ai microfoni di Pravda (verità nella lingua madre di Skriniar), parlando a margine della serata di gala tenutasi a Senec nella quale è stato premiato come secondo miglior giocatore in patria del 2017 dietro al napoletano Marek Hamsik. E proprio parlando della lunga militanza del capitano degli azzurri in terra partenopea, Skrinka ha confessato il suo personale auspicio: “Mi piace l'Inter, sono contento di essere lì. Forse potrei avere una carriera come Marek Hamsik al Napoli, sarebbe bello".
Una dichiarazione d'amore che, dato l'ambito calcistico per sua natura scivoloso nel quale è arrivata, non è stato possibile declinare all'indicativo presente, al massimo con un condizionale che si avvicina alla speranza più che all'incertezza della sua volontà di permanenza nel capoluogo lombardo. Tra l'altro ricambiata con forza soprattutto a gennaio dalla società: “Sono stato contento quando l’Inter ha detto che non mi avrebbe lasciato partire. Voglio continuare a crescere e poi vedrò cosa succederà in estate". All'epoca, stando alla versione del suo agente Karol Csonto, Suning rifiutò un'offerta fuori mercato da 65 milioni di euro ritenendo il numero 37 un giocatore dal prezzo inestimabile: “Confermo che sul calciatore ci sono top club come Barcellona, Real e i due Manchester, e aggiungo che una di queste società ha offerto 65 milioni di euro per lui. L'Inter, però, mi ha detto che non può permettersi di perdere il suo difensore adesso, dal momento che si tratta di un calciatore eccellente con un grande futuro. Un trasferimento estivo? Su questo non posso pronunciarmi: mancano ancora sette mesi è può succedere di tutto, tanto più che quest'anno ci sono i Mondiali", disse il procuratore il 30 gennaio.
Non chiudendo a un eventuale addio del suo assistito nella sessione di mercato più calda dell'anno, quando le disponibilità economiche dei club di vertice sono maggiori e l'esigenza di rinforzare hanno standard più ambiziosi. Ma ancora una volta, pochi giorni fa, prima dell'incrocio da ex che lo ha visto protagonista al Marassi, Skriniar ha allargato le spalle gonfiando il petto per urlare, come dopo un gol, la sua parola di enorme conforto verso i suoi tifosi: “Stiano tranquilli, sono contento qui".
Musica per le orecchie di milioni di fan sparsi per il mondo che ci hanno impiegato poco a identificare il ragazzo cresciuto nello Zilina come come la colonna portante sui cui appoggiare le sorti future dell'Inter. Ma anche quelle presenti, viste le prestazioni sempre sopra la media offerte quest'anno, sublimate da due gol che hanno dato un altro indirizzo alla stagione (l'1-0 in mischia nella difficile gara di Crotone e l'incornata che ha scacciato via le Streghe beneventane nel momento più grigio). "Skriniar? Ha qualità e carattere, ce le mette costantemente e prende decisioni importanti nei momenti importanti", ha fatto notare Luciano Spalletti il giorno dopo la gara col Napoli, facendo un'eccezione alla regola rispetto al famoso discorso sulla qualità che ha fatto discutere e, a breve termine, ha determinato la reazione veemente domenica scorsa nel 5-0 con il quale i nerazzurri hanno annichilito la Sampdoria a domicilio.
Determinando il ritorno in auge dei due giocatori più rappresentativi dell'attacco, Icardi e Perisic, assenti più o meno giustificati per un periodo di tempo troppo lungo. A differenza di Skriniar, scommessa di mezz'estate diventata muro delle meraviglie sul quale da agosto è possibile esprimere tutta l'arte calcistica a tinte nerazzurre con la quale colorare il percorso verso la Champions League. Lui è sempre lì, fermo nella sua posizione, granitico, anche di fronte al blocco creativo dei giocatori che dovrebbero fare la differenza in attacco. Muraglia che respinge gli avversari e spinge i compagni con uguale forza, quella che sgorga nel suo grido di battaglia ad ogni esultanza davanti ai suoi tifosi. Di oggi e, si spera, anche di domani.