Bagheria a FcIN: "Seppi dell'Inter a una festa. Un sogno vestire questa maglia"
di Redazione FcInterNews
Parma, Prato, Renate e adesso la Pro Sesto. Ci racconta come sta andando il suo percorso in prestito?
“Ero andato al Parma per un'esperienza in Primavera e mi sono ritrovato catapultato alla prima squadra, lì dove ho scoprendo le dinamiche di spogliatoio sono cresciuto tanto”.
Segue poi l'anno al Prato, in Serie D.
“La Serie D è una categoria davvero molto difficile, il fatto sia il quarto livello del calcio italiano non la rende meno complicata. In quella stagione abbiamo sfiorato la promozione tra i professionisti, peccato per la pandemia”.
Nei professionisti ci arriva comunque, prima giocando al Renate e adesso alla Pro Sesto.
“Nonostante al Renate abbia fatto una sola presenza sono cresciuto molto, adesso alla Pro Sesto lavoro al massimo ogni giorno per farmi trovare disponibile quando verrò chiamato in causa”.
A 20 anni crede di avere già un po' imparato cos'è il calcio dei grandi?
“Ho ancora tantissimo da imparare, pian piano sto però capendo sempre di più le dinamiche che interessano questo mondo”.
Quand'era al Parma ha incontrato l'Inter, tra l'altro vincendo per 1-0 a San Siro.
“Fino a quel momento a San Siro c'ero stato solamente come tifoso o raccattapalle, entrarci da calciatore è stata una grandissima emozione. Salire le scale e ritrovarselo davanti ti fa tremare le gambe. Ricordo che vincemmo quella partita con una rete di Dimarco. Come l'ho vissuta? Da tifoso interista ero un po' dispiaciuto, ma giocando per il Parma non potevo non essere felice il successo. È stato un mix di emozioni”.
Torniamo all'Inter, dove nelle giovanili la concorrenza nel ruolo non è mai mancata.
“L'Inter ha sempre avuto un parco portieri molto importante. Sono felice di essermi ritagliato il mio spazio ed essermi pian piano tolto qualche soddisfazione”.
C'è qualche ragazzo con cui si sente più spesso?
“Giannelli, con cui condivido l'esperienza alla Pro Sesto, e Burgio con cui sono stato l'anno scorso al Renate”.
Come vive l'essere di proprietà dell'Inter?
“Non l'ho mai vissuta come una pressione, per me è un motivo di vanto. Ho sempre lavorato al massimo per portare in alto il nome dell'Inter”.
Ricorda com'è arrivato in nerazzurro?
“Ero alla festa dei dodici anni di un amico, mio padre era al telefono con un dirigente dell'Inter e alla notizia corsi ad abbracciarlo quasi in lacrime per la felicità. Da lì è partita la mia esperienza interista, vestire la maglia della mia squadra del cuore è incredibile”.
È un classe 2001 e ha perciò un'intera carriera davanti. Qual è il sogno nel cassetto?
“Per ora vorrei trovare continuità e arrivare il più in alto possibile nella mia carriera. Il sogno, così come per tutti, non può che essere tornare all'Inter e vestire la maglia della Nazionale”.
Giacomo Principato
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