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Bolzoni a FcIN: "Ibra e Adriano erano due alieni. Conte ha un carisma pazzesco, ti spinge oltre i limiti"

di Simone Togna

Nel suo passato l’Inter e Antonio Conte. Ma anche maglie di piazze prestigiose come Palermo e Bari. Oggi il presente di Francesco Bolzoni è all’Imolese, in un gruppo, che seppur con una partenza a rilento, ha tutte le qualità per togliersi soddisfazioni importanti in Lega Pro. In esclusiva per FcInterNews, ecco in un’intervista a 360° parole e pensieri del classe ’89.

Come procede questa nuova esperienza all’Imolese?
“Stiamo raccogliendo poco per quello che esprimiamo in partita, ma siamo fiduciosi. Col duro lavoro i risultati arriveranno. A livello personale posso sorridere. Ero stato fermo un mesetto a Bari, di fatto non facevo parte del progetto. Qui invece ora mi sto ritagliando sempre più spazio. Prima alcuni spezzoni, poi sono partito tra i titolari. Devo proseguire così”.

Tra l’altro sui social i tifosi del Bari invocano un suo ritorno.
“Ci siamo lasciati bene. I tifosi si sono affezionati a me per via della mia decisione di scendere dalla B, con lo Spezia, ai Dilettanti”.

Una scelta inusuale.
“In Liguria avevo fatto bene, più di trenta partite. Ma Angelozzi decise di mandarmi via. Molte squadre mi volevano ma non erano certe della categoria da disputare per via dei ripescaggi. Ho detto quindi sì al Bari perché il progetto era interessante e la proprietà solida”.

Senza pensarci, il suo primo ricordo dell’Inter.
“La vittoria del campionato Primavera. Un trionfo inaspettato. Ce la dovevamo vedere contro la Juve di Marchisio, Giovinco e De Ceglie. Loro erano i favoriti, ma noi riuscimmo ad avere la meglio. Lì per lì non se lo aspettava nessuno quel trionfo. Ma adesso, se analizziamo le carriere, in tanti di quella squadra nerazzurra hanno fatto strada. Vedi Balotelli, Bonucci, Siligardi, Biabiany”.

Di quegli ex giovani compagni, chi era sicuro sarebbe arrivato lontano?
“Mario, senza dubbi. Ma pure Biabiany. Pensi che correva a 40 km/h con la palla al piede. E mi aspettavo pure Bonucci. Per come è lui caratterialmente se non avesse intrapreso la carriera da calciatore, oggi comunque svolgerebbe un lavoro di prestigio. È una persona caparbia, sicura di sé, con molta personalità”.

Balotelli ha fatto di più o di meno delle premesse di quando giocavate insieme?
“Meno. Ha sempre giocato in squadre importanti, ma avrebbe potuto segnare venti gol a stagione. Un calciatore con caratteristiche pazzesche. In campo, anche da giovanissimo, tirava fuori dal cilindro un qualcosa che nessuno si aspettava. Senza dubbio sarebbe potuto diventare il più forte italiano per distacco degli ultimi anni. E senza esagerare tra i migliori dieci del mondo”.

Torniamo a lei. Parliamo del suo esordio con la maglia della prima squadra dell’Inter.
“Mancini mi convocò in modo inaspettato. Avevo 17 anni. Non mi aspettavo di giocare nonostante il giorno prima mi fosse stato preannunciato da un collaboratore del Mancio. Invece mi sbagli. E da lì collezionai varie presenze”.

Cosa ricorda dell’attuale C.T. dell’Italia?
“Lui voleva che ricalcassi le prestazioni della Primavera in Prima squadra. Mi diceva di fregarmene di tutto. Mi spronava sempre”.

E il suo ricordo della Champions?
“L’apice della mia carriera. Ci sono arrivato subito e davvero non pensavo di scendere in campo col Psv. Eravamo in dieci, ma il mister scelse me. Pensavo fosse impossibile. E anche allora mi sbagliavo. E comunque devo confermare che quando senti la musichetta della Champions qualcosa, a livello emozionale, scatta dentro di te”.

Meglio della prima partita in A?
“Sì. Anche perché contro il Cagliari andai vicino al gol con un tiro al volo ma la palla non volle entrare”.

Di quella squadra chi era il più forte?
“Ibra, un professionista esemplare. Ma fortissimi pure Adriano e Recoba. Nello specifico Zlatan e il brasiliano erano due alieni. Con una tecnica e una forza fisica pazzesche. Credo che per loro giocare con gli altri fosse come affrontare dei bambini. Il Chino invece aveva una classe e una qualità fuori la norma”.

Un peccato lasciare la Beneamata.
“Certo. Io non volevo andare via. Il Genoa è una squadra importante, ma l’Inter resta l’Inter. E vestivo nerazzurro da 10 anni. Facciamo questa battuta: rientrando nell’operazione con Milito e Motta, ho contribuito anche io al Triplete nerazzurro (ride, ndr)".

Un giocatore a cui si è ispirato e uno di adesso che le piace?
“Quando ero ragazzino mi chiamavano Puma, anche per il modo di correre. Che giocatore Emerson! Oggi Tonali sta facendo bene e spero possa arrivare lontano”.

Da piccolo era interista?
“No, tifavo Juventus. Poi per ovvi motivi sono diventato simpatizzante dell’Inter. E qualche anno fa mi sono reso conto di essere uno sfegatato tifoso nerazzurro. Stavo guardando il derby con un mio amico. Tra urla, grida e sofferenza mi resi conto di essere diventato un vero e proprio tifoso dell’Inter”.

A Siena è stato allenato da Conte.
“Lui mi ha cambiato a livello di giocatore e di mentalità. Ha un carisma pazzesco. E già dagli allenamenti pone le basi per le vittorie. Se tu nelle varie sedute pensi di poter arrivare una volta a 9, lui non solo ti fa ripetere il tutto due volte, ma in entrambi i casi raggiungi 10. Ti porta oltre i limiti, sia a livello mentale che fisico. Questo poi si riversa nelle gare ufficiali. E prepara talmente bene le partite, che poi quando stai affrontando il tuo avversario sei preparato a tutto”.

Pensa possa diventare interista come lei?
“Quando si vive l’Inter è facile passare, diciamo così, da una sponda all’altra. L’Inter ti dà qualche emozione in più rispetto alle altre squadre”.

E a livello di risultati, dove può arrivare l’Inter?
“L’unico limite in confronto alla Juve, l’avversario da battere per la conquista della massima Serie, è la rosa un po’ più corta rispetto ai bianconeri. Ma occhio al plus Conte. Finalmente poi Inter-Juventus tornerà ad essere una partitissima, con le due squadre che si affrontano per gli stessi obiettivi. L’Inter può giocarsela davvero. Discorso simile anche per la gara contro il Barcellona. I nerazzurri possono fare il colpaccio. Prendendo Conte la Beneamata ha fatto centro. Lui legge ogni partita alla perfezione e ti mette in testa che puoi sconfiggere ogni avversario”.


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