Casarin a FcIN: ''Arbitri di porta dannosi. Tagliavento mal consigliato da Guida"
Prime giornate di Serie A e direzioni arbitrali già sotto la lente d'ingrandimento. Dagli errori di cui ha beneficiato la Juventus con Chievo e Torino al gol annullato incredibilmente a Pozzi, passando per il gol di Totti a Parma, il rigore inesistente di Inter-Roma e il pugno di Mexes a Chiellini. All'aumentare degli arbitri in campo, insomma, non corrisponde una sensibile diminuzione delle sviste. Per sapere se vale la pena pagare più direttori di gara piuttosto che affidarsi alla tecnologia, abbiamo interpellato in esclusiva Paolo Casarin, grande arbitro del passato e ora brillante opinionista.
Casarin, che idea si è fatto degli arbitri di porta?
“Possiamo dire che l'idea dell'arbitro di porta è nata per ovviare al gol-fantasma. Doveva servire solo a vedere i gol da una visuale vantaggiosa, ma è evidente che come non ci siano così tanti casi di gol-non gol in un solo campionato. Se uno mette lì un arbitro solo per il gol, dovrebbe anche chiedersi se ne vale la pena. In passato, i tifosi rossoneri si sono lamentati giustamente per la rete di Muntari in Milan-Juve, mentre l'anno scorso l'intervento fu decisivo in Juventus-Parma. Al di là di questi episodi, però, cose clamorose non ne sono più avvenute”.
E per un caso all'anno ne vale la pena?
“Per questo poi si è deciso per una collaborazione più ampia. I 'dottori moderni' del calcio spiegano anche che, grazie agli arbitri di porta, si evitano le trattenute perché c'è una persona in più che vede quando l'arbitro centrale è coperto. Dovrebbe fungere, insomma, anche da deterrente. Ma dico: addirittura qui non si vedono i pugni (con chiaro riferimento a Mexes su Chiellini, ndr), figurarsi le trattenute... Tra l'altro, spesso, guardare l'azione troppo da vicino è sfavorevole. L'occhio, allontanando l'obiettivo della sua osservazione, ha una visuale migliore”.
Insomma, lei non ci sembra molto d'accordo...
“Questo allargamento della collaborazione dovrebbe comportare anche, ad esempio, che Guida veda correttamente il fallo di Pereira su Gervinho. Ma non è avvenuto. Tagliavento non voleva dare il rigore, poi per strada ha tirato fuori il braccio fidandosi di Guida. Chiaro che qualche aiuto in più ci sia stato, ma di fronte a situazioni riconducibili a questa collaborazione, non è detto che quello dietro la porta veda con esattezza, proprio come su Pereira-Gervinho o per il pugno di Mexes a Chiellini. Il succo del discorso è che possiamo anche mettere delle persone dietro la porta, ma queste restano fatalmente con il loro bagaglio di incertezza, proprio perché non hanno il dono della perfezione. Ad esempio, mi ricordo un gol clamoroso nell'ultimo Europeo non segnalato”.
Inoltre, adesso sembra esserci quasi un liberarsi delle responsabilità da parte dei direttori di gara, che scaricano le decisioni più spinose ai loro assistenti.
“Un arbitro è una persona preparata per fare quel mestiere, avendo bisogno di una serie di qualità. Si presume che l'arbitro tenga aperti gli occhi in quei momenti critici. Il fatto di aumentare il numero degli arbitri non vuol dire aumentare la qualità della direzione generale del match, perché ognuno si porta appresso il suo tasso di errore. Guida è sicuramente meno bravo di Tagliavento a fare l'arbitro e quindi, in qualche modo, inquina l'arbitraggio stesso di Tagliavento. Tradizionalmente, inoltre, l'arbitro non guarda più il fuorigioco e lo delega totalmente all'assistente. Anche grandi arbitri del recente passato indicavano il guardalinee nei casi dubbi di offside, come a caricare il guardalinee di responsabilità che lui ha rifiutato di assumersi”.
E le cose, infatti, non migliorano. Anzi.
“L'errore più eclatante di domenica scorsa è stato il gol annullato a Pozzi. Lì siamo nella fantasia pura, non c'è nulla che giustifichi il fischio. E il quarto uomo? Non si sarà chiesto cosa avesse fischiato l'arbitro? In fondo, sono connessi via radio, dovrebbero parlarsi. Invece non ha fatto nulla, non ha preso alcuna responsabilità”.
Non è venuto il momento di affidarsi alla tecnologia, almeno per questi casi limite e oggettivamente impossibili da valutare con certezza a occhio nudo?
“La Fifa vuole puntarci per il gol-fantasma, perché il gol è una cosa di cui ci si ricorda. Il gol negato, come nel caso di Gervasoni, non si dimentica mai: fra 20 anni ancora ne parleremo. Successe un episodio nel Mondiale del 1978 oppure quello clamoroso nel 1966 in finale tra Inghilterra e Germania. Magari, si pensa, un rigore negato passa dalla memoria. L'Uefa, invece, diventa più utilitaristica e così punta sull'arbitro di porta. Ma si continua a sbagliare lo stesso. In fondo, gli arbitri davvero importanti sono pochi: oggi in Italia ce ne saranno tre o quattro al massimo”.
Perché quindi non si fa ricorso alla moviola come in altri sport?
“Il passaggio dalla tecnologia limitata al gol fantasma a quella totale sarebbe breve. E' questo il problema. In un torneo lungo, l'errore singolo non è mai decisivo. Ma se ti capita l'abbaglio nella partita che decide il campionato italiano o la Coppa del Mondo, allora diventa indimenticabile. C'è l'esempio di Zidane-Materazzi: della testata, non se n'era accorto nessuno, né l'arbitro né il guardalinee”.
C'è quindi il timore che gli arbitri vengano scalzati dalla moviola?
“Ma questo dei sei arbitri è un castello che può anche scricchiolare, dal momento che ci si accorge che gli errori non solo non vengono eliminati, ma addirittura vengono aggiunti. Perché poi, guardando il rigore di Genova assegnato a fine gara alla Samp, può essere ricondotto a un condizionamento dell'arbitro a causa dell'errore dell'allunamento del gol a Pozzi. Sa, all'arbitro poi arrivano le notizie degli errori durante la partita...”.
E' anche vero che arbitrare in Italia è diventato difficilissimo, tra simulatori di professione e proteste continue. All'estero, spesso, gli arbitraggi risultano migliori anche perché il direttore di gara è favorito dalla lealtà dei giocatori.
“E' vero. In Inghilterra, ad esempio, sono gli stessi tifosi a fischiare il proprio giocatore che simula. I nostri arbitri all'estero fanno sempre figure migliori che nei confini nazionali. Ma prendiamo l'esempio del rigore dato al Milan in Champions: lì è l'arbitro a essere scarso, fischiando in favore di Balotelli. Eppure è un signore che ha arbitrato la Supercoppa: dalle immagini, si capisce che probabilmente lui non volesse dare il rigore, ma poi s'è fidato dell'arbitro di porta. E torniamo al discorso di prima”.
Un esperimento, quello degli arbitri di porta, da giudicare quindi in maniere negativa?
“In definitiva, quando entrano in azione gli arbitri dietro la porta, la qualità generale della direzione di gara si abbassa, proprio perché non ci sono così tanti arbitri-top da poter utilizzare. Magari, in una finale puoi designare un'equipe con Tagliavento, Rizzoli, Orsato e Rocchi. Ma durante il campionato no. E questo si paga”.