La vera storia di Alen Stevanovic: dalla Serbia alla Pinetina
L’esperimento lo potete fare anche voi che leggete: andate ad Appiano Gentile, chiedete – a chiunque lavori là dentro – di Alen Stevanovic è vedrete che vi risponderanno tutti allo stesso modo: “Stevanovic? È forte, è forte davvero: una vera potenza”. Insomma, pochi dubbi sulle qualità di questo ragazzo che ha conquistato, nel giro di qualche mese, anche Josè Mourinho, che l’ha così portato in prima squadra facendolo esordire nel corso di Inter-Siena 4-3. FcInterNews.it ha voluto ripercorre le principali tappe dell’esperienza italiana del centrocampista nato a Zurigo il 7 gennaio 1991, intervistando l’agente Giorgio Parretti, suo scopritore e suo primo mentore.
Parretti, da dove partiamo?
“Posso dire che nessuno conosce meglio di me Alen: l’ho portato io in Italia, dalla Serbia, ma il ragazzo vanta anche il passaporto svizzero per via della nazionalità della madre”.
Cosa successe una volta in Italia?
“Lo portai al Torino a fare il provino: l’allora direttore sportivo granata Lupo ne era rimasto entusiasta tanto è vero che mi richiamò subito per confermare la bontà delle qualità del ragazzo”.
Quali sono queste qualità?
“Grande forza fisica, grande voglia di fare, abnegazione, talento innato e spiccata intelligenza. Difetti? Lo penalizzava solo il fatto di non essere cresciuto all’interno di un settore giovanile rodato”.
Come andò con il Toro?
“La trattativa non si concretizzò, credo anche per una questione economica: il cartellino, allora, costava 300 mila euro, anche se poi scese a 100 mila”.
Seconda tappa?
“Lo portai alla Roma, ma il giocatore non piacque. Devo specificare, però, che il ragazzo era extracomunitario e, quindi, non era semplice trovare una squadra che avesse quella casella vuota”.
Ci racconta un aneddoto che riguarda Alen?
“Ricordo che quando iniziò quella famosa partita che impressionò i dirigenti del Torino gli si ruppe una scarpa da gioco ma lui non disse nulla e continuò a giocare come se nulla fosse successo: incredibile!”.
Dopo il rifiuto della Roma, dove siete andati?
“Lo feci tesserare dalla società svizzera del Bellinzona, anche perché io rappresentavo il giocatore ma non potevo essere il suo agente perché Alen non era ancora un calciatore professionista”.
Poi, è arrivata l’Inter.
“Sì, la società nerazzurra si è accorta di Stevanovic e l’ha portato alla Pinetina”.
Che tipologia di contratto ha?
“Ha un contratto quinquennale: ma, indipendentemente dalla durata e dall’entità economica, l’Inter ha grande stima di questo ragazzo. Lo fa crescere e vivere molto bene, sia da un punto di vista professionale che umano”.
Ora quali sono i vostri rapporti?
“Siamo molto legati, anche se non sono più io il suo agente: credo che oggi, da questo punto di vista, ci sia un po’ di confusione”.
Mourinho lo tiene in grande considerazione.
“Speriamo possa farlo crescere ulteriormente. Anche se…”.
Anche se?
“Credo che ora per la carriera di Alen ci voglia una sana e robusta palestra come solo la nostra Serie B può essere: ecco, credo che sei mesi in una squadra del torneo cadetto possano risultare preziosi per la sua carriera”.
Ci sta svelando un futuro scenario di mercato?
“Posso solo dire che ci sono più squadre di Serie B interessate al ragazzo e queste società mi hanno dato mandato di provare a concludere l’operazione”.
È possibile fare nomi?
“È prematuro: si tratterebbe, però, di un’operazione sulla base di un prestito semestrale. Il mercato stringe? Abbiamo tempo sino alla fine di questo week-end”.
Che tipo di rapporto ha con la società nerazzurra?
“Sono un agente ed in passato alcuni giocatori miei, ricordo per tutti il difensore Mezzano, sono passati all’Inter. Ho buonissimi rapporti con Piero Ausilio, responsabile del settore giovanile nerazzurro, e con la società lavoriamo a progetti che comunicheremo in futuro”.