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Manaj a FcIN: "Gli ex che parlano male dell'Inter non ne erano all'altezza. Io un bad boy? Macché!"

di Filippo M. Capra

Rey Manaj è ripartito da Granada dopo le esperienze al Pescara e al Pisa, dove è maturato ulteriormente, nonostante le difficoltà, gli addii prematuri e una retrocessione in Serie C. Lontano dall'Italia ha trovato una realtà che crede in lui e lo valorizza. Spesso paragonato a Balotelli per questioni extracalcistiche, fa sapere alle malelingue del Belpaese che "di quello che dicono non mi interessa niente. Io li lascio parlare". In questa lunga intervista concessa in esclusiva a FcInterNews, l'attaccante albanese di proprietà dei nerazzurri si racconta rivelando sensazioni e sentimenti che lo legano al suo passato, al suo presente e al suo futuro, che si augura essere all'Inter: "E' un grande club, e io ci tornerò da grande giocatore".

A Granada parlano molto bene di lei da quando è arrivato. Come si sta trovando?
"Davvero bene, è una squadra importante e mi hanno consigliato vivamente di venirci. Ho seguito i consigli e ho accettato di buon grado la destinazione. Mi aspettava una magnifica accoglienza in una realtà che può tranquillamente giocare in Liga. Speriamo di conquistarla sul campo attraverso una promozione possibilmente diretta".

Non è partito spesso titolare, ma il mister si affida a lei quando vuole sbloccare la partita o recuperare uno svantaggio. Sente di avere la fiducia del tecnico?
"Sì, con l'allenatore ci siamo confrontati e mi ha ribadito la stima che il club nutre nei miei confronti. La concorrenza in rosa è molto forte, condivido il reparto con giocatori molto forti: uno è sceso in campo 40 volte in Champions League, l'altro era il capocannoniere del campionato. Io cerco di allenarmi bene e sono tranquillo. Spero che più avanti, in questo finale di stagione cruciale per noi, mi sia data la possibilità di dimostrare il mio valore contribuendo alla scalata alla promozione con i miei gol".

Qual è il suo obiettivo personale per la stagione in corso?
"Mi sono accorto che, nonostante alcuni ostacoli che possono sempre sorgere e non mi permettono di esprimere al meglio le mie qualità, imparo moltissimo ogni anno. Ora, qui al Granada, ho appreso molte più cose di quante non ne sapessi l'anno scorso. Il mio obiettivo è migliorare sempre di più, e sono molto fiducioso che questo accada".

Oddo a Pescara è stato un ostacolo?
"No, non ho mai avuto problemi con Oddo o con l'ambiente pescarese. E' successo che sono andato via, destinazione Pisa, per un processo di crescita".

Dove ha trovato Gattuso, che in un'occasione, sul suo conto, alluse che tenesse di più alla sua individualità piuttosto che al gruppo. Delegittimandola in qualche modo...
"Ogni persona ragiona a modo suo e dice le cose come meglio pensa sia farlo. Personalmente non ho alcun rapporto negativo con il Mister, e son convinto che i media abbiano gonfiato fin troppo la questione. Poi se il Pisa retrocede, non è di certo solo per colpa mia. Anche perché quando sono arrivato erano già in una posizione critica della classifica. Io ho una parte di responsabilità, perché io valgo uno, come tutti gli altri".

L'attuale tecnico del Milan però disse: "Chi non pensa al gruppo vada a giocare al parco". Crede di aver peccato di egoismo in qualche frangente, oppure era una lettura errata da parte dell'allenatore?
"Credo che se avessimo avuto qualche punto in più in classifica non avrebbe mai detto una cosa simile. Sicuramente ha influito il nervosismo del momento, magari da qualcosa che era successa in settimana. Io di certo non penso solo a me stesso, sarebbe assurdo farlo: pensi se in club di 25 giocatori facessero tutti così cosa succederebbe. Gli obiettivi si raggiungono insieme".

In definitiva, come reputa l'esperienza al Pisa?
"Positiva, perché sono tutte persone squisite: dai tifosi ai professionisti che operano nel club sino alla famiglia del Presidente Corrado. Hanno sempre dimostrato il massimo affetto e rispetto nei miei confronti".

Tornasse a Milano a giugno ci sarebbero alte possibilità di ritrovarlo. Occasione per una rivincita personale?
"La rivincita non la devo prendere con Gattuso. L'obiettivo, come in ogni derby, è battere il Milan".

Le dà fastidio essere etichettato come un bad boy?  Molti l'hanno paragonata a Balotelli.
"Di quello che dicono gli altri mi interessa poco, son cavolate che la gente scrive basandosi su piccole cose o perché raccontate da chi prova gelosia. La maggior parte delle persone con cui ho lavorato non la pensano così. Qualche atteggiamento può dar fastidio, ma io non ho mai mancato di rispetto a nessuno. Ma la vita è questa e non ci si deve fossilizzare su quanto pensano gli altri, specialmente quando non corrisponde alla realtà".

Ha notato disparità di giudizio quando viene riportato un episodio che la riguarda, rispetto a quando accade con un qualsiasi altro giocatore?
"Ogni volta che esce il mio nome la situazione viene gonfiata e modificata. Se le cose che mi son state rimproverate le avesse fatte qualcun altro, non sarebbe successo nulla. Nessuna polemica, nessun problema. Spesso qualcuno non si assume le sue responsabilità, cerca di scaricarle su chiunque, e magari è anche più anziano di me. Io invece me le assumo sempre, nel bene e nel male".

Dentro al campo invece Mario è un giocatore a cui si ispira oppure si sente più vicino, per caratteristiche, ad altri calciatori?
"No, io non mi sento vicino a nessuno. Balotelli è un grande giocatore, così come ce ne sono molti altri. Devo lavorare ancora molto per avvicinarmici".

Passiamo all'Inter. Sabato i nerazzurri incontreranno il Benevento, una squadra che l'estate scorsa l'ha seguita con molto interesse. Perché non si è accasato in Campania preferendo la Serie B spagnola?
"Non è una questione di categoria del torneo in cui si gioca, quando si va in prestito, bensì di opportunità di crescita. Qui c'è un bel progetto, e ho scelto la Spagna di comune accordo col mio procuratore Alberto Fontana e la mia famiglia".

Continua a seguire i nerazzurri?
"Tantissimo, tifo Inter da quando ero piccolo e seguo con passione tutto ciò che le succede. Non nego che quando perde sono triste, perché è la mia squadra del cuore".

Perché vivono periodi di blackout? E come mai faticano così tanto ad uscirne?
"Giocare all'Inter non è facile, c'è una grande differenza rispetto a qualsiasi altra squadra. Ha una Storia che parla da sé, e i giocatori hanno il dovere di difendere la tradizione nerazzurra. Cercano sempre di dare il massimo per la causa, ma alcune volte le pressioni vengono elaborate impropriamente e questo non permette di giocare con tranquillità. La rosa attuale ha giocatori veramente forti, io spero davvero, e le auguro, che raggiunga la Champions League".

Alcuni ex giocatori e tecnici sostengono che all'Inter ci sia un ambiente nel caos. E' vero?
"No, non sono per nulla d'accordo. Quando io ho fatto l'annata all'Inter mi sono trovato estremamente bene, da Appiano, allo staff, alla società".

Cosa ne pensa dei giocatori il cui cartellino è ancora dell'Inter che parlano male della società nerazzurra?
"Penso che sputano nel piatto in cui hanno mangiato magari sino al giorno prima. Chi dice queste cose è perché non è all'altezza di un club così importante".

Come si immagina il suo ritorno all'Inter?
"Io voglio tornare a San Siro da giocatore affermato. L'Inter è un grande club e io voglio tornare da grande giocatore. E per dimostrare di poterlo diventare ho scelto di andare a giocare altrove, in una realtà più piccola, dove posso trovare una continuità. E' una decisione che non tutti avrebbe preso".


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