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Mei: "Felice al Venlo, ma spero in un futuro nell'Inter"

di Giuseppe Granieri

Andrea Mei, difensore centrale classe ’89, sotto contratto con l’Inter fino al 2014, a fine estate ha firmato con gli olandesi del VVV-Venlo, squadra della Eredivisie: si è trasferito lì con la formula del prestito con diritto di riscatto e con la volontà di misurarsi in una nuova esperienza, in un calcio e in una cultura differente. FcInterNews.it lo ha raggiunto telefonicamente per capire che aria tira lassù.

Andrea, come ti trovi in Olanda: parlaci della tua nuova esperienza.

“Ora sto bene: all’inizio non è stato facile, a causa della lingua, delle abitudini differenti sotto tutti i punti di vista, ma adesso – dopo un primo periodo di adattamento – mi sento perfettamente integrato, sia da un punto di vista professionale, che personale”.

Quali sono le differenze tra il calcio italiano e quello olandese?

“L’intensità di gioco qui è molto alta, anche se c’è una diversa cultura calcistica e lo si nota soprattutto nell’approccio alla partita, che risulta essere molto più rilassante: la pressione dei tifosi, ad esempio, è minore e c’è più rispetto verso i componenti della squadra, anche quando le cose non vanno benissimo”.

Cosa ti ha spinto ad andare a giocare all’estero?

“La voglia di confrontarmi con un calcio diverso da quello italiano e, probabilmente, con una realtà culturale che sento più vicina alla mia mentalità”.

A quali offerte hai detto no?

“A nessuna: ad inizio estate ho chiesto al mio agente (Ulisse Savini, ndr) di poter provare un'esperienza all’estero, e lui mi ha prospettato solo soluzioni di questo tipo”.

Hai un contratto fino al 2014 con l’Inter: pensi, speri, di poter tornare in nerazzurro un giorno?

“Perché no? Lo scorso anno Luca Caldirola è venuto qui in Olanda a giocare (nel Vitesse, ndr) e a fine stagione è tornato all’Inter in prima squadra: potrebbe succedere anche a me…”.

Santon e Balotelli sono stati ceduti e tanti altri ragazzi della tua età faticano ad imporsi: quali difficoltà trova un giovane calciatore nell’impatto con il grande calcio?

“Il settore giovanile è come una campana di vetro: sei protetto dalle pressioni esterne, dalla necessità di fare i tre punti. Quando poi entri nel calcio che conta, quello professionistico, spesso non si è pronti mentalmente a subire queste pressioni”.

C’è qualcuno che ti senti di ringraziare per la carriera che hai avuto sino ad ora?

“La mia famiglia: sono loro che hanno fatto tanti sacrifici per me, è non è stato facile andare via da casa a 14 anni”.

Con quali giocatori ti senti più spesso?

“Un po’ con tutti i compagni dell’Inter, del Crotone, del Lumezzane e del Piacenza: sono rimasto in buoni rapporti, non amo chiamarli spesso, ma se c’è l’occasione li saluto volentieri…”.

 

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