Natalino: "Farò l'osservatore, mi ispiro ad Ausilio. Thohir..."
Il sentiero della vita spesso si indirzza verso le direttrici più tortuose e inaspettate. Solamente tre anni fa Felice Natalino era uno dei gioiellini della cantera nerazzurra. Faceva parte della generazione di fenomeni, dalla quale sono sbocciati Destro, Santon, Caldirola, Biraghi e company. Una formazione fortissima di cui faceva parte anche il difensore calabrese, lanciato da titolare in Serie A e in Champions League poco più che diciottenne da Rafa Benitez. Una carriera in ascesa e da predestinato secondo molti addetti ai lavori. Piero Ausilio con un blitz in età giovanissima l'aveva soffiato al Genoa e portato ad Appiano Gentile. Sembrava l'inizio di una favola ed invece le sliding doors della vita assumono le forme più inesplicabili. Una aritmia cardiaca l'ha costretto a smettere con il calcio giocato, l'Inter l'ha curato e salvato da guai ben più gravi. Costetto ad appendere gli scarpini al chiodo, il classe '92 è intenzionato a restare nel mondo del calcio. Sogna di diventare allenatore (professione per la quale bisogna avere almeno venticinque anni per poter disporre del patentino ndr), pertanto si è così orientato sulla figura dell'osservatore. Con il club di Corso Vittorio Emanuele c'è una promessa in tal senso. Intanto Felice studia giurisprudenza e partecipa ai corsi per diventare osservatore. In questi giorni, infatti, è stato a Milano per completare il corso da scout della Roi Italia. FcInterNews.it l'ha incontrato e intervistato in esclusiva. Una chiacchierata piacevole e nella quale l'ex talento nerazzurro ha spaziato fra passato, presente e futuro.
Felice, come trascorre adesso le sue giornate?
"Studio giurisprudenza all'università e vado sui campi a vedere partite. Mi tengo aggiornato e partecipando ai corsi da osservatore della Roi Italia spero di riuscire in questa professione".
Il suo futuro sarà ancora nel mondo del calcio?
"Lo spero. Mi piacerebbe diventare allenatore, ma fino ai venticinque anni non si può conseguire il patentino. Ho scoperto la figura dell'osservatore che mi piace molto. Partecipando al corso ho avuto modo di imparare tanto da relatori importanti. Un'esperienza istruttiva e formativa che mi sta orientando sempre di più verso questa professione".
Più difficile marcare Hernanes come in Lazio-Inter o prepare l'esame di diritto privato?
"(sorride ndr). Sono tosti tutti e due...".
Lei fece la trafila nel settore giovanile interista per poi approdare in prima squadra, giocando diverse gare importanti. Ricordi?
"Sembra banale dirlo, ma fu qualcosa di bellissimo ed indescrivibile. La realizzazione di un sogno. Arrivare in prima squadra è un traguardo importantissimo, ma riuscire a giocare da titolare nell'Inter fu davvero speciale".
Era un'Inter importante quella, tanto che trionfò nel Mondiale per Club...
"Purtroppo non partecipai alla spedizione in quanto non ero stato inserito in lista, ma proprio in quel periodo Benitez mi fece giocare da titolare sia in Serie A che in Champions League".
Cosa ricorda di mister Benitez?
"A lui devo dire grazie per il coraggio che ebbe nel lanciarmi giovanissimo in prima squadra. Mi diceva sempre di stare tranquillo e mi incoraggiava. È un tecnico molto presente e dalla spiccata mentalità anglosassone-iberica per quanto riguarda l'impostazione della squadra e la gestione dei giovani. Non guarda la carta d'identità. Se un ragazzo giovane è bravo, lo lancia subito in campo".
Le piacerebbe fare l'osservatore per l'Inter?
"Ne abbiamo parlato e sarebbe un orgoglio per me. Vediamo nei prossimi mesi cosa accade".
Lavorebbe per Piero Ausilio, che qualche anno fa la soffiò al Genoa per portarla all'Inter...
"Ausilio è bravissimo. Sarebbe straordinario lavorare a stretto contatto con lui. Lo ritengo un modello da seguire: ha fatto la gavetta e grazie alla sua competenza e ai risultati ottenuti è arrivato ad essere un dirigente fra i più importanti d'Italia. È simbolo da seguire per chi vuole fare una carriera da osservatore-dirigente nel mondo del calcio".
Di quell'Inter con chi è rimasto in contatto?
"Ci sono ancora Zanetti e Cambiasso. Per età e amicizia mi sento sempre con Davide Santon, ma ho mantenuto ottimi rapporti con tanti ragazzi con cui sono cresciuto".
Quell'Inter era piena di ragazzi che stanno facendo strada.
"Eravamo una bella squadra. C'erano Destro, Caldirola, Biraghi: stanno dimostrando tutte le loro doti. Auguro a tutti di arrivare il più in alto possibile, sono il loro primo tifoso. Idem di Crisetig che sta facendo benissimo in B a Crotone. Spero possa tornare all'Inter".
Per i giovani in Italia non è facile emergere...
"Purtroppo c'è poca pazienza. Ci vorrebbe più calma nei giudizi, ma da noi il risultato determina quasi tutto nei giudizi. Bisogna puntare ed investire sui giovani senza badare solamente al risultato".
Sogni nel cassetto?
"Lavorare per l'Inter. Sto studiando tanto sia a livello culturale che sportivo per essere ben preparato. Non ci si improvvisa, ma con la competenza si può ottenere rispetto e considerazione".
Difficile abbinare l'Università ai corsi da Osservatore?
"Ormai sono abituato. Anche da ragazzino abbinavo allenamenti e gli studi. La passione non mi è mai mancata e ho sempre ritenuto lo studio prioritario e fondamentale nel mio percorso di vita".
Va già sui campi a studiare i nuovi talenti?
"Vivo in Calabria e posso dirti che a livello dilettantistico ci sono tanti ragazzi interessanti. Cerco di tenermi aggiornato".
Come valuta la stagione dell'Inter?
"C'è stato un periodo di transizione e di cambiamenti societari, non era facile eppure la squadra alla distanza sta uscendo e facendo buone cose. Ho grande fiducia nel nuovo patron Thohir: mi ha fatto una bella impressione per quanto ho potuto vedere e sentire. Poi c'è Ausilio: lui è una garanzia. Bisogna solo dar tempo loro di lavorare e sono sicuro che riusciranno a ricostruire una grande Inter".