Okan Buruk a FcIN: "L'Inter ora è normale, ai miei tempi tanti campioni"
Pedina importante in un'Inter forte. Motorino inesauribile del centrocampo nerazzurro. La grinta di chi non molla mai. Polmoni instancabili e una buona tecnica. Okan Buruk ha saputo ritagliarsi uno spazio importante nelle sua tappa meneghina. Arrivato con il connazionale Emre Belözoğlu è ricordato con affetto dai tifosi del Biscione. Oggi allena l’Akhisar Belediye. La squadra della massima Serie Turca, presa in corsa, sotto la sua guida sta ottenendo risultati più che soddisfacenti. L’esempio più lampante risale agli ultimi due turni di campionato, nei quali il suo team ha prima strapazzato con un tennistico 6-0 i rivali del Gaziantepspor, e poi vinto 4-0 fuori casa contro l'Osmanlispor.
E Okan Buruk, in esclusiva per FcInterNews.it, ha sviscerato il suo pensiero sul passato nerazzurro e non, analizzato il presente e confidato le aspettative per il futuro.
Come si sta evolvendo la sua carriera da mister?
"Negli ultimi cinque anni sono stato il tecnico di varie compagini turche. E da poche settimane ho firmato con l’Akhisar Belediye".
Quali sono i suoi ricordi dell’avventura italiana?
"Si è trattato di un’esperienza meravigliosa. L’Inter era una squadra fortissima, tra le più ambite in cui giocare. In quegli anni tutti i calciatori più forti sceglievano la Serie A. È stato un sogno vestire la maglia nerazzurra. Anche perché ho giocato insieme a grandissimi campioni come Ronaldo, Vieri, Recoba, Batistuta, Crespo o Seedorf".
Chi era secondo lei il più forte?
"Ronaldo. In ogni momento poteva cambiare la storia di una partita".
Lei era comunque un elemento prezioso della rosa…
"Nelle prime due stagioni ho giocato spesso, la terza non molto. Provai un’emozione particolare il giorno del mio esordio (a San Siro, ndr) o quando in Champions League andammo a vincere per 4-1 a Newcastle. Giocavo sempre con il cuore. Non potevo immaginare di uscire dal campo senza aver dato il 100%".
Sarà per questo che i tifosi dell’Inter ricordano lei e Emre con affetto…
"Sì, anche lui era come me. Davamo davvero tutto per la maglia".
Segue ancora l’Inter?
"Certo. Sono un tifoso dei meneghini e ogni settimana guardo le loro partite. Ma i nerazzurri sono cambiati tanto rispetto a dieci o vent’anni fa. L’Inter non è più composta da fuoriclasse assoluti. Ma da giocatori normali. Basta leggere i nomi della rosa. Mancano i campioni. Mi auspico che presto la situazione cambi e che la società possa vincere nuovamente lo Scudetto e tornare in Champions League".
Adesso oggettivamente sembra un po’ difficile…
"Sì, ma speriamo che nei prossimi anni si possano centrare questi traguardi. Sarei felicissimo di un’eventuale vittoria del campionato".
Al Mondiale del 2002 con la sua Nazionale non avete vinto ma siete arrivati terzi. Un traguardo storico…
"Si è trattato della Turchia più forte di tutti i tempi. Lo zoccolo duro era composto da calciatori del Galatasaray, o che vi avevano militato negli anni precedenti. Con il club trionfammo in Coppa Uefa nel 2000 e conquistammo la Supercoppa Europea contro il Real Madrid. Nei due anni successivi raggiungemmo con la rappresentativa Nazionale la semifinale del Mondiale nippo-coreano. Affrontammo il Brasile di Ronaldo, Rivaldo, Dinho, Roberto Carlos. Disputammo un gran torneo, giocando molto bene".
Che ne pensa del suo connazionale Erkin?
"È molto bravo nella fase offensiva, meno in quella difensiva. Quest’anno a causa di un infortunio è stato fuori diversi mesi. Quindi credo che per lui sia meglio restare al Besiktas piuttosto che tornare all’Inter, dove non penso riuscirebbe a giocare con continuità".
Le manca qualcosa dell’Italia, calcio a parte?
"In realtà vado spesso a Milano. Per lo shopping, il cibo e gli amici".
E le piacerebbe tornare un giorno come allenatore dell’Inter?
"Adesso devo pensare a fare bene il mio mestiere in Turchia. Sono concentrato su questo. Poi mi piacerebbe lavorare in Italia. E chiaramente sarebbe un sogno poter essere il mister dei nerazzurri…".