Gianfelice Facchetti: "Eriksen e l'abbraccio Vialli-Mancini simboli dell'Europeo"
di Mattia Todisco
"Come tanti hanno evidenziato, la vera forza credo sia nella squadra, in un senso di coralità che Mancini è riuscito a rimandare. Ci sono tanti leader, ma si fa fatica a scegliere. Dobbiamo riconoscere che il grande merito è nel senso di unità. Se qualcuno cala c'è chi va in supporto. Mancini ha stupito già dall'inizio della sua esperienza facendo giocare calciatori che nel club erano in panchina. Oggi raccoglie i frutti di questo coraggio. Riavvolgendo il filo dell'Europeo, questo torneo ci ha regalato tante immagini belle da cui poter partire. Pensiamo a cosa abbiamo vissuto come partecipazione quando Eriksen ci ha tenuto sospesi per quanto stava accadendo e i compagni di squadra lo hanno protetto da sguardi indiscreti. E poi questo abbraccio tra Vialli e Mancini che tornano a Wembley dopo la sconfitta del '92 in Coppa Campioni penso possa essere un bel punto di partenza per raccontare l'Europeo".
Si parla anche di Oriali, punto di riferimento nello staff azzurro. "Lele credo abbia per la nazionale lo stesso amore dei grandi che hanno fatto la storia azzurra - dice Gianfelice Facchetti -. Lo sento molto vicino a papà. Appena si spostava l'inquadratura si vedeva un'altra squadra in supporto, presente. Ieri sera De Rossi si è cambiato come fosse ancora pronto per giocare. Ha assistito tutto il tempo accanto a Spinazzola. Queste cose succedono perché c'è grande comunione d'intenti e ci sono dei leader all'esterno del campo. Mancini si è ripreso quel che non ha vissuto del tutto da calciatore in azzurro e si è circondato di persone capaci".
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Giovedì 12 dicembre