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Castellazzi ricorda: "Quando arrivai all'Inter, tutti parlavano di Mourinho"

di Christian Liotta
Arrivò nell'Inter nella stagione successiva al Triplete, vivendo gli ultimi scampoli di gloria dei nerazzurri prima di anni di oblio. Luca Castellazzi, ex vice di Julio Cesar in nerazzurro, racconta ai microfoni del sito IlPosticipo i suoi ricordi dell'esperienza a Milano: "Fu il coronamento della mia carriera. Sono arrivato a 35 anni, stavo ancora bene, venivo dall'anno da titolare alla Sampdoria. All'Inter non si poteva dire di no, è il massimo per qualsiasi giocatore. La squadra aveva appena vinto il Triplete. Arrivare l'anno prima sarebbe stato meglio, ma non mi lamento. Al mio primo anno abbiamo conquistato tre titoli: la Supercoppa italiana, il Mondiale per Club e la Coppa Italia".


Che cosa ricorda del Mondiale per Club vinto nel 2010?




"Tutti si aspettavano la finalissima con l'Internacional di Porto Alegre. Nella semifinale il Mazembe ha fatto un miracolo battendo i brasiliani. Il 3-0 dice che la finale non è stata combattutissima, però la coppa rimane. L'Inter non vinceva un trofeo così prestigioso da tantissimi anni. La famiglia Moratti era entusiasta. I miei primi due anni sono stati pieni di grandi soddisfazioni. Julio Cesar ha avuto problemi fisici, di conseguenza ho giocato tanto. Da secondo mi sono ritrovato protagonista di annate positive".




In quell'Inter si parlava ancora di Mourinho?




"Se ne parlava tantissimo. Mi dispiace di non aver potuto lavorare con José. Al mio arrivo nell'estate 2010 c'era un'euforia esagerata. Tutti parlavano di Mourinho. Giocatori, staff e dipendenti della Pinetina ne erano ancora innamorati. José faceva sentire tutti importanti. Tutti erano protagonisti. Il mio contratto con la Sampdoria era in scadenza, nella primavera 2010 ero già d'accordo con l'Inter, Mourinho aveva avallato l'acquisto. Speravo che rimanesse, però il suo addio era scontato dopo una vittoria del genere".




Che cosa è mancato all'Inter per aprire un ciclo di vittorie che andasse oltre il Triplete?




"Il 2010 è stato logorante per la rosa sotto il profilo fisico e mentale. Ogni mese Julio Cesar rischiava di farsi male, ma succedeva a tanti miei compagni di squadra. Poi la carta d'identità cominciava a farsi pesante per la maggior parte dei senatori. Alla fine della mia ultima stagione all'Inter nel 2014 c'è stato un ricambio generazionale. Penso all'addio di Zanetti e Cambiasso, di Milito e Samuel. C'è stata una grossa rivoluzione. A livello societario il passaggio da Moratti a Thohir non ci ha aiutato in campo".


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