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Germinale, dal debutto in A con l'Inter al Fano: "Ho fatto qualche cavolata che ho pagato. S'impara sempre dopo"

di Christian Liotta

Nel maggio del 2006, in occasione della trasferta di Cagliari, l'allora tecnico dell'Inter Roberto Mancini fece debuttare con la maglia nerazzurra due ragazzi delle giovanili: Leonardo Bonucci e Domenico Germinale. Mentre il secondo si è affermato sul palcoscenico nazionale ormai da anni, il secondo ha vissuto una carriera nelle minors italiane. Germinale oggi gioca nel Fano in serie C e quella rimarrà la sua unica presenza nel massimo campionato. Un’apparizione che gli consente, almeno formalmente, di avere uno scudetto nel palmares (quello assegnato ai nerazzurri a seguito dei fatti di Calciopoli).

Intervistato da Gianlucadimarzio.com, Germinale ci scherza su: "Sì, vabbè, lasciamolo scritto che fa brodo… Sfiorai anche un gol di testa su assist di Juan Sebastian Veron. Ogni tanto mi chiedo cosa sarebbe cambiato se quel pallone fosse entrato. Forse niente, perché la cosa più difficile è restare a quei livelli, mica arrivarci. Bonucci, per esempio, era un giocatore tecnicamente normalissimo, ma mentalmente già ruggiva. È quella convinzione così ostinata che ti fa essere un calciatore di serie A. Io invece lì ho perso il treno e quando inizi a scendere è dura risalire". Oggi Germinale rimpiange alcuni errori commessi in gioventù: "Aver fatto le giovanili in un grande club mi ha dato disciplina e grandi obiettivi, ma quando sono sceso di categoria la mia testa è un po’ cambiata. Quando ero a Benevento mi presentai alle visite mediche in dritta, senza aver dormito. Giocavo poco e avevo atteggiamenti strafottenti. Andare a ballare mi è sempre piaciuto e ho fatte un po’ di cavolate. E le ho pagate, come quella volta che Roberto Mancini mi convocò per un’amichevole contro il Chiasso. Non potendo giocare per un male al ginocchio, pensai che fosse inutile presentarsi al campo e volai dalla mia ragazza in Sardegna per qualche ora. Quando tornai dall’isola, Beppe Baresi, nostro responsabile del settore giovanile, mi disse che l’Europeo lo avrebbe giocato un altro al mio posto. S’impara sempre dopo…".


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