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Giuseppe Marino e l'incidente che gli stroncò la carriera all'Inter: "Dovevo fare il titolare, quel fatto cambiò tutto"

di Egle Patanè
Fonte: Palermo Today

Giuseppe Marino, ex giocatore e promessa interista mai mantenuta, compiva ieri 50 anni. Per l'occasione si è concesso ad un'iintervista a Palermo Today durante la quale ha ripercorso la sua carriera tristemente stroncata da un incidente d'auto. Nei suoi ricordi però c'è ancora grande affetto di quando fu ad un passo da compiere il salto di qualità nell'Inter di Trapattoni.

"Ho 18 anni, vado a Milano nell'anno dello scudetto dei record con Trapattoni. Annuso la prima squadra, mi alleno con loro e mi innamoro di Diaz e Matteoli, due fenomeni. Nel frattempo cresco nella Primavera, dopo sono il capitano e vinciamo il tricolore, grazie anche ai miei gol: 12. In rosa con me ci sono pure il portiere Mondini, Scapolo, Gallo, Morello e un giovanissimo Marco Delvecchio L'allenatore è Giampiero Marini, campione del mondo nell''82".

Da Capitano dell'Inter Primavera, con la quale vinse anche uno Scudetto, passò in prima squadra senza riuscire però mai a giocare: "Purtroppo inizio l'anno con la pubalgia, ma quando guarisco entro in pianta stabile in prima squadra. Trapattoni un giorno mi prende da parte e mi dice: 'Conto su di te, presto giocherai'. Invece non mi fa entrare mai, neanche quando a Bergamo mi arriva un seggiolino mentre mi sto riscaldando a bordo campo. Quanti aneddoti mi legano al Trap. Ricordo quando mi disse: 'Venditi quella Volvo, è pericolosa'. Colleziono una serie infinita di panchine, 20 in tutto, senza mai giocare. Ma non posso lamentarmi. Vinciamo la Coppa Uefa e il premio destinato ai giocatori tocca anche a me: 52 milioni!".

Tanti sogni e notti sfavillanti, dentro e fuori dal campo, erano infatti i tempi di Klinsmann e Stringara ma anche di Berti con il quale condivise casa: "Che campioni e che notti. Uscivo con Klinsmann e Stringara. Dormivo in albergo in zona Cairoli e Nicola Berti per un periodo mi offrì ospitalità. Ogni notte arrivavano cinque-sei fotomodelle bellissime, sempre diverse. Ricordo quella cavalcata splendida in Europa: la trasferta al Marakana di Belgrado, con l'Inter che decide di portare un cuoco dall'Italia per paura di subìre avvelenamenti, e la semifinale a Lisbona con lo Sporting: dopo la partita siamo andati tutti in discoteca in taxi. Ma Trapattoni non la prese bene: ci venne a prendere e dopo mi punì lasciandomi fuori dall'allenamento".

Era l'Inter dei record e della prima Coppa UEFA, l'esultanza per farsi immortalare dalle telecamere e l'abbraccio con il Trap: "Primo turno, partita di ritorno, giochiamo a Verona con il Rapid Vienna. Prometto a mia madre di farmi vedere in tv ma per esser inquadrato dalla televisione dovevo inventarmi qualcosa. Così quando Berti segna, scatto dalla panchina e lo inseguo fino alla pista d'atletica"

Poi quel tragico incidente che gli cambiò la vita e compromise la carriera, per sempre stroncata, quantomeno ad alti livelli. L'incidente che mi ha stroncato la carriera l'ho fatto con la Peugeot che mi aveva venduto Jurgen. Quell'auto era stata un regalo dopo tre ospitate al Processo del Lunedì. Dovevo fare il titolare, è quello che mi avevano detto in primavera. Ma quell'incidente ha cambiato tutto. Quando sono tornato a Milano, dopo pochi allenamenti mi hanno mandato di nuovo a Taranto ma là gioco pochissimo e vado a Modena, è il 1993”.

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