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L'agente di Livaja: "Lo volevano tutti, ma lui scelse l'Inter. Poi non gli è stato concesso di esprimersi con continuità"

di Egle Patanè

"Ero a Spalato, c’era il torneo dei 4 Caffè. Fu la prima volta che vidi Livaja. Era un bambino, avrà avuto si e no 16 anni. Rimasi a bocca aperta. Se la giocava alla pari con Dzeko, Rakitic e Perisic, che erano tornati qui per la pausa di Natale. Credimi aveva classe e personalità da veterano. Da lì a poco iniziai a rappresentarlo”. Inizia così il racconto ai microfoni di Gianlucadimarzio.com di Vincenzo Cavaliere, agente di Marko Livaja, meteora dell'Inter tra 2012 e 2013. "Nel 2010 lo volevano tutti, credimi mi chiesero informazioni tutte le big di Serie A, Liga e Premier. Juve, Milan, Barcellona… - continua - ma lui scelse l’Inter, che arrivava dalla vittoria del Triplete. Eppure non gli è mai stata data la possibilità concreta di esprimersi con continuità. Branca ci convoca nel suo studio e ci da un da un aut aut. ‘O vai all’Atalanta o torni in Primavera’. Una specie di ricatto.  Moratti lo avrebbe tenuto volentieri, era contrario alla cessione. Su Marko c’era anche l’Eintracht, ma Branca spingeva per l’Atalanta per avere in cambio Schelotto. E così fu, non avevamo altra scelta. A Bergamo poi le cose non sono andate come speravamo, eppure sia Denis che il presidente Percassi chiedevano all’allenatore di farlo giocare di più. Mi ricordo quando German disse ‘questo è fortissimo, ma perché non gioca?’. Sipario. Cambiare aria è stata quindi una decisione inevitabile".


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