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Mazzola: "Quando l'Inter mi prese in taxi a scuola..."

di Daniele Alfieri

Il 10 giugno del 1961 l'Inter scendeva in campo per affrontare la Juventus. Per protesta contro la FIGC che aveva imposto la ripetizione della gara, la società meneghina decideva di schierare non la prima squadra, ma quella dei ragazzi. Tra questi anche Sandro Mazzola, che mezzo secolo fa timbrava il suo esordio in Serie A con un calcio di rigore: "Palla da una parte, portiere dall'altra ed era Mattrel, un azzurro - ricorda la storica bandiera nerazzurra ai microfoni de La Repubblica -. Avevo paura, mi dissi che dovevo mostrargliela tutta e anche di più, per ingannarlo". La partita, com'era ampiamente pronosticabile, finì 9-1 per la Juve: "E io quel sabato avevo tre interrogazioni decisive: matematica, economia politica, inglese: promosso o bocciato. Facevo quarta ragioneria, viaggiavo tra il 5 e il 6. Mia madre disse: tu vai a scuola, non a Torino. Io piansi, parlai con Allodi, l'Inter mandò un taxi ad aspettarmi fuori dalla scuola. Presi 9 in matematica dopo aver copiato, mi arrangiai in economia anche se pensavo a Sivori, in inglese non venni più chiamato. In campo, quel pomeriggio, Boniperti mi parlò tanto di papà: sarebbe stata, quella, la sua ultima partita e la mia prima". Ed il ricordo pesante del padre Valentino, morto a Superga, avrebbe potuto segnare la carriera del giovane Sandro: "All'inizio è stato difficile, pensai quasi di dedicarmi al basket per non dover sempre patire il confronto con lui. Sotto canestro, almeno, nessuno in me cercava papà".

Tra il '63 e il ''66 il ciclo vincente della Grande Inter di Helenio Herrera ("Anni irripetibili, inventammo anche il sindacato calciatori"), nel '70 il trionfo mondiale con l'Italia, l'anno dopo per Mazzola un piccolo rammarico: "Ci restai male quando arrivai secondo al Pallone d'Oro, dietro Cruyff". 565 presenze con la maglia dell'Inter, uno dei più grandi numeri 10 nella storia del calcio internazionale, ma adesso "a parte Totti e Del Piero, dove sono finiti? Ora però abbiamo questo miracolo, questa benedizione, il Barcellona, teniamocelo caro".


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