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Mou: "Ecco tutte le cose che non potevo fare in Italia"

di Daniele Alfieri

"Non sto pensando ad un'altra mia sfida perché non voglio avere un'altra sfida. Ne avrò un'altra quando il Chelsea dirà che è arrivato il momento". Parole e pensieri di José Mourinho, intervistato in Inghilterra dall'Evening Standard. Messo da parte il passato nerazzurro, l'Happy One stavolta giura amore eterno ai Blues: "Non sono a caccia di nuove esperienze, non cerco un posto che mi piaccia più degli altri o dove possa fare nuove cose per la mia carriera. No. È una prospettiva completamente diversa. Sono qui per restare - dice Mou -. Io appartengo al Chelsea e il Chelsea appartiene a me. In passato ho dato tanto a questo club, ma anche questa squadra ha dato tanto a me. È un rapporto professionale diverso dagli altri. Più di un anno fa avevo già deciso con la mia famiglia. Potevo rimanere a Madrid per due-tre anni, ma ciò che volevamo era tornare in Inghilterra, il posto ideale anche per mia moglie e i miei figli. Il successo che ho raggiunto nella mia carriera mi ha consentito di decidere il mio destino. Quando ho preso la mia scelta non sapevo se la porta del Chelsea sarebbe stata aperta. Quando è arrivato il momento, il quadro era perfetto. Non sono una persona con una grossa vita sociale - spiega il portoghese -. Voglio soltanto le cose semplici della vita, quelle che ho perso in Italia, in Portogallo e in Spagna. Penso che Londra sia l'unico posto in Europa che mi permette di recuperarle. Posso andare a scuola ad aspettare mio figlio o mia figlia e sentirmi come qualsiasi altro genitore. Posso fare una passeggiata su Sloane Street o su Old Bond Street, e se qualcuno mi ferma di certo non è un inglese. È un turista che riconoscendomi non riesce a controllarsi. Gli inglesi sono molto più educati e rispettosi della vita privata delle persone. Posso andare al ristorante, posso prendere il taxi e anche se l'autista è un tifoso dell'Arsenal o del Tottenham si diverte a parlare con me. Questo non è possibile in Italia né in Spagna. Mi piace anche che ci siano tanti club a Londra. Nel weekend abbiamo il derby e cambia tutto, ma durante la settimana la gente vive con diversi colori nella stessa città e tutto è normale".


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