Mourinho: "Quando in Spagna mi urlavano hijo de..."
Lunga intervista concessa al Guardian in cui José Mourinho parla anche dell'obiettivo di offrire al Paese in cui allena un "nucleo" di calciatori pronti per la Nazionale: "Mi piace avere con me in squadra un nucleo locale, era così anche quando ho lavorato in Portogallo, in Spagna e in Italia. Devi portare rispetto al Paese e alla Nazionale, quindi è importante riuscire a dare loro delle opzioni. Un'altra cosa fondamentale è mantenere in squadra la cultura del Paese, non si possono perdere le caratteristiche del calcio locale. A volte la gente pensa: "Ah, vogliamo giocare come questa squadra o come quella squadra, come il Barça o come il Bayern'. Ma prima di tutto devi esprimere la cultura del Paese dove giochi. Se in tre o quattro anni non abbiamo calciatori inglesi che possano rimpiazzare quelli attuali sarebbe triste. Ogni club ha bisogno di fare così".
Si parla anche del suo rapporto con i tifosi: "Mi piace giocare in casa, sentire il calore dei tifosi del Chelsea. Loro sono felici di avermi dalla loro parte. Ma mi piace anche quando gioco fuori e sento l'ostilità dei tifosi avversari. È pura ostilità, non c'entra l'aggressività. Se a Norwich i tifosi del Chelsea cantano: 'José Mourinho', mentre gli altri cantano: 'Fuck off Mourinho' non è aggressivo. Sarebbe peggio se mi ignorassero. Se un giorno andassi ad allenare il Norwich inneggerebbero al mio nome. È una cosa normale. Ma se vai ad esempio in un Paese com la Spagna e ti dicono 'Hijo de puta Portugues' sai che sotto c'è un sentimento profondo. Un odio vero, questo loro lo sentono. Qui anche l'ostilità è diversa, c'è più ironia. Quando non vinco finisco di essere speciale. Ma lo capisco e mi piace".