Mudingayi assicura: "Inter, niente dente avvelenato"
Fonte: Gazzetta dello Sport
Alla vigilia di Inter-Cesena, La Gazzetta dello Sport ha intercettato Gaby Mudingayi, centrocampista del Cesena ed ex nerazzurro: “Non scriva che giocherò a San Siro col dente avvelenato - mette le mani avanti il 33enne mediano congo-belga - perché io dell’Inter conservo solo bei ricordi e sono tuttora in ottimi rapporti coi miei ex compagni”.
Allora Mudi, perché con l’Inter è finita male?
“Perché sono arrivato in un grande club a 31 anni ma non ho potuto godermi questa gioia a causa degli infortuni: prima una lesione legamentosa e poi la rottura del tendine d’Achille che mi ha messo fuori squadra per cinque mesi. Nel conto poi va messo il cambio dell’allenatore. All’Inter mi ha voluto fortemente Stramaccioni ma con Mazzarri è cambiato tutto. Lui aveva in testa una squadra nella quale non c’era posto per me. Dopo un confronto, mi disse che sarebbe arrivato anche il mio momento. Venivo dal secondo infortunio e davanti avevo Cambiasso. Ho lavorato tanto per avere una nuova chance che non mi è mai stata concessa”.
Nella stagione scorsa ha fatto solo una gara di campionato per 8’ totali. Quali sono stati i danni collaterali?
“Ero svincolato e non giocavo da mesi, tutti in Italia pensavano che fossi finito. Così mi sono trovato in estate a fare la preparazione da solo. In novembre mi hanno chiamato gli spagnoli dell’Elche che poi non hanno potuto tesserarmi per problemi economici. A gennaio ero di nuovo a spasso”.
Perché ha scelto Cesena?
“Perché il dt Foschi cercava un centrocampista con le mie qualità. Accordo fino a giugno. Sono contento, qui c’è un ambiente molto sano. Dopo Torino, Lazio, Bologna e Inter, il Cesena è il mio quinto club italiano. Mia moglie e i miei figli sono italiani. Ormai questo è il mio Paese”.
Lei gioca sempre con un’ espressione arrabbiata. Perché?
"Faccio il lavoro sporco e c’è poco da scherzare. Anche gli arbitri mi dicono di sorridere ogni tanto. Ma non ci riesco...".
Si può giocare senza divertirsi?
“Guardi, nello stesso contesto la differenza tra Ronaldo e Mudingayi è che CR7 va al campo a giocare, io a lavorare. Pure questo è il calcio”.
Una dura vita da mediano?
“Mi ritrovo completamente nella canzone di Ligabue".
C’è una strofa che recita ‘uno che si brucia presto perché quando hai dato troppo devi andare e fare posto’…
“So quello che mi aspetta, ma non voglio mollare, sto bene e non mi sento vecchio”.
Come vede la sfida di San Siro e la corsa salvezza?
“Dobbiamo dare il massimo. Sono ottimista per natura”.