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Serena: "Ecco qual è la squadra più forte in cui ho giocato. Dopo un Roma-Inter, Falcao..."

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Corriere dello Sport

Intervistato dal Corriere dello Sport, Aldo Serena, in qualità di doppio ex, parla di Milan-Juve, ma non solo. Ecco alcune riflessioni sulla sua lunga carriera.

Inter, Milan, Torino, Juve: non ti sei fatto mancare proprio nulla. La più forte, tra quelle frequentate? 
"Quella in cui ho giocato poco, il Milan ‘92-93. Davanti c’erano Van Basten, Papin, Gullit, Massaro, Simone e ci metto anche Savicevic. Io ero al capolinea, forse avrei giocato poco anche se avessi avuto cinque anni di meno". 
 
Chi è stato l’Aldo Serena calciatore? 
"Un uomo che s’è rimboccato le maniche e s’è tanto divertito. Ho sempre pensato di non essere un campione, soltanto dopo aver chiuso ho riflettuto sul percorso". 

Giungendo a quale conclusione?  
"Tre i punti, le chiavi: memoria, osservazione e ascolto. Non ho mai dimenticato le mie origini, da dove venivo, ad esempio: scuola e lavoro fino a 18 anni. E poi ho sempre osservato il comportamento dei giocatori più importanti. Ho saputo ascoltare. Ti racconto questa: Udinese-Torino, io stavo alla grande, mentre Schachner non ne infilava una giusta. In campo cominciai a mandarlo affanculo. A un certo punto si avvicinò Zico, nostro avversario, e mi disse: “Non vedi che è in difficoltà? Più lo offendi e peggio fa”. Uno schiaffo morale che non ho mai dimenticato. Non mi sono più permesso di prendermela con un compagno". 
 
Sapevi ascoltare, hai detto. 
"Roma-Inter 3-2, avevo 21 anni, entrai a quindici dalla fine, dalla respinta di Tancredi sul mio tiro nacque il gol di Altobelli. A fine partita Falcao mi prese da una parte: “Guarda che hai le gambe lunghe come le mie e se in area resti fermo arrivi sempre secondo perché ci metti il doppio del difensore a scattare. Muoviti, non restare impalato. Da quel momento ho cominciato a caracollare in mezzo all’area, aveva ragione lui". 
 
Dall’84 al ‘90 sei stato nel giro della Nazionale. 
"Insieme a compagni eccezionali. Uno come Scirea non esisterà mai più, in campo sapeva essere attaccante e difensore, aveva un peso specifico e un’influenza superiori. Ho condiviso l’esperienza con altri grandi difensori come Maldini e Baresi. Ma il compagno tecnicamente più forte, con più qualità e fantasia resta Roberto Baggio". 
 


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