V.d.Meyde: "Moratti ci dava 50mila euro a vittoria"
È uscita l’autobiografia di Andy Van der Meyde. L'ex centrocampista dell'Inter parla con onestà del declino di una carriera che sperava diversa, tra donne, spogliarelliste, sbronze, polvere bianca, pillole e corse in automobile a tutta velocità con Ibrahimovic e Mido. Nel racconto anche figli negati, malati e troppi soldi.
«Mio padre era un alcolizzato e un giocatore incallito - raccoglie la Gazzetta dello Sport -. Con lui ho rotto ogni rapporto, tanto che quando entrai nelle giovanili dell’Ajax chiesi di giocare con il cognome di mia madre. Mi dissero di no. L’Ajax è stata l'unica squadra in cui mi sono divertito. Legai con Ibrahimovic e Mido: si sfidavano in folli corse notturne sull'anello della A10 attorno ad Amsterdam. Zlatan aveva una Mercedes SL AMG, Mido alternava Ferrari e BMW Z8. Tomas Galasek invece mi iniziò alle sigarette».
Poi l'Inter. «Un giorno arriva l’offerta dell’Inter: 8 milioni. Accettai, nonostante l’allenatore, Ronald Koeman, non mi ritenesse ancora pronto per l’estero. Dopo una settimana a Milano, telefonai a David Endt (team manager dell’Ajax, ndr) implorandolo di riportarmi a casa. I soldi possono anche tenerseli, gli dissi. Mi consumava la nostalgia».
Passare dall’Ajax all’Inter è come «lasciare un negozio di paese per una multinazionale. Tutto estremamente professionale, un giro di soldi pazzesco, il presidente che dopo ogni vittoria allungava ai giocatori 50mila euro a testa. La rete ad Highbury contro l’Arsenal è stato il mio miglior momento in nerazzurro. Avevo uno zoo nel giardino di casa: cavalli, cani, zebre, pappagalli, tartarughe. Dyana, la mia prima moglie era la vera malata. Per lei rifiutai un trasferimento al Monaco: a Montecarlo ci sono solo appartamenti, mi disse, dove li mettiamo i nostri animali? Una sera scesi in garage, al buio, intravidi una sagoma imponente e udii suoni strani. Aveva comprato un cammello».
Poi arriva la Premier League nel 2005. «All’Everton mi proposero uno stipendio di 37mila euro a settimana, più del doppio di quello che percepivo all’Inter. Ci andai di corsa».