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Vecchi: "Di Gregorio alla Juve non si sentirà arrivato. All'Inter aveva davanti Radu, però..."

di Christian Liotta

Stefano Vecchi, ex tecnico della Primavera dell'Inter oggi allenatore del L.R. Vicenza, racconta ai microfoni della Gazzetta dello Sport la sua esperienza con Michele Di Gregorio, che con lui ha scalato le gerarchie della prima squadra giovanile nerazzurra fino a spiccare il volo verso i professionisti: "Di Gregorio l’ho allenato per tre anni. Nella prima stagione, 2014-15, era sotto età e fece il terzo. La sua sfortuna fu avere davanti Ionut Radu, un ragazzo di grande talento e in quel periodo molto più pronto. Notammo però le sue qualità e decidemmo poi di tenerlo con noi un anno in più da fuori quota e da capitano. Il bello fu che vincemmo lo scudetto e lui alzò la coppa. Sentii la necessità di giustificarmi con lui per le tante panchine. Quando vedi che un ragazzo ogni giorno dà il massimo, senza giocare, glielo devi. Chi lavora deve raccogliere, perciò è stato giusto dargli la possibilità di fare una stagione da numero uno. Orlandoni e Brivio, i nostri preparatori dei portieri, furono maestri".

Non mancano gli aneddoti: “A quell’età, se non giochi sembra che ti si chiudano le porte in faccia. Ricordo che un giorno, durante la prima stagione insieme, Orlandoni andò a prenderlo a casa per fare due chiacchiere. Stava vivendo una fase di sconforto, Paolo fu molto bravo a tenerlo dentro il progetto Primavera”. L'altro risale all'eliminazione dei nerazzurri dalla Viareggio Cup dopo un'infinita lotteria di rigori contro il Sassuolo: “Andammo a oltranza, segnarono quasi tutti. Poi perdemmo perché Michele sbagliò l’ultimo. Un po’ mi arrabbiai, ma non per l’errore dal dischetto. Su dieci tiri ne parò solo uno”. Ora, per Digre, l'esperienza nella Juventus: "Ho conosciuto Cristiano Giuntoli a Carpi, penso che lo abbia scelto perché cerca giocatori così, affamati, e Michele non si sentirà arrivato alla Juve. Ci scommetto, perché non gli ha mai regalato niente nessuno. Se a qualche ragazzo capita di bruciare le tappe, altri se le costruiscono. Di Gre ha fatto scelte azzeccate, mettendo sempre davanti la crescita”


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