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Vrsaljko: "Prima della positività al Covid-19 ho avuto un'infezione che avrebbe potuto farmi smettere"

di Stefano Bertocchi
Fonte: Mundo Deportivo

Dopo il grave infortunio al ginocchio e la positività al Covid-19, Sime Vrsaljko vede arricchire la sua cartella clinica con la guerra ad un particolare batterio che ha reso il giocatore incapace di essere pronto fino alla fase finale della Champions League giocata a Lisbona. "Sì, l'intervento (quello che è stato fatto dopo essersi infortunato con l'Inter, ndr) è stato complicato e anche la riabilitazione è stata complicata. Lunga e ardua, una sfida senza precedenti per la testa", ha ammesso il terzino croato a Sportske Novosti. 

"Vedo gli altri che giocano, corrono, si allenano, festeggiano le vittorie e soprattutto si divertono a farlo. E io? Corro, mi alleno... e lo faccio cento volte chiedendomi dove porta, quando finirà - dice sconsolato l'ex nerazzurro -. Col tempo sono tornato e poi sono riuscito a ottenere un posto abbastanza velocemente all'Atletico. Simeone mi motiva al massimo, soprattutto contro grandi rivali, soprattutto con il Liverpool. È stato un grande impulso di fiducia per me, il mister ovviamente si fida di me. E poi, ricevo un altro colpo - continua a raccontare Vrsaljko -.  Tutto sta andando secondo i piani per rimuovere i punti (dal ginocchio, ndr) e contare i sette giorni di ferie per tornare al massimo. Ma non può essere così con me, a causa della logica delle cose. Si verifica un'infezione. Quando mi dicono quali possono essere le conseguenze, sono quasi solo. A 28 anni sono stato minacciato da un batterio che se si fosse complicato, in casi estremi, avrebbe potuto farmi smettere di giocare perché 'mangia' tutto il 'vivo' (la 'carne viva', ndr) sulla gamba. Non c'è altro, ancora un intervento chirurgico per evitare il peggio e una nuova pausa. E ovviamente non è tutto. Dopo il ritorno, mi è stato notificato un test positivo per il coronavirus. Il 'culmine' di tutte le avversità" conclude il croato. 


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