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Alvarez: "All'Inter mi hanno fatto notare che..."

di Riccardo Gatto

Ha le cuffie che pendono dal collo, con in sottofondo una canzone di Joaquín Sabina, uno dei suoi cantanti preferiti. Così Ricky Alvarez si è presentato ad un intervista realizzata durante il suo ritiro con la nazionale argentina. "Mi sto divertendo in un mondo completamente nuovo - esordisce -. Questo è molto bello. Cerco di vivere ogni minuto come se fosse unico e di godermelo con tutti i giocatori che sono qui", dice il 23enne fantasista. Ecco quanto riporta, in anteprima, FcInterNews.it.

Come ti è cambiata nell'ultimo anno? 

E' impressionante. Si lotta tanto per arrivare a questo livello e ora voglio dimostrare che posso stare qui, che posso essere utile per la nazionale e per la mia squadra. Per questo devo tenere i piedi per terra e conquistare la fiducia dei miei compagni di squadra e allenatori.

Quando hai capito che il sogno di essere nella nazionale era realizzabile? 

Quando ho ricevuto la chiamata con la quale sono stato convocato. Non potevo crederci. E' successo a me, senza quasi me ne rendessi conto. E ora sono in India, con giocatori eccezionali. 

A chi darai la prima maglia? 

E' per George, il padre del mio amico Sebastian Dib. Sei anni fa mi disse che sarei arrivato in nazionale, mi fece firmare la promessa in un tovagliolo di carta che ancora tengo conservato in Argentina. 

Visto che ora sei qui, quante volte vi siete ricordati che devi mantenere la promessa? 

Per tutto il tempo. Sono sempre in contatto con loro, sanno cosa sto vivendo, le differenze rispetto al nostro paese, gli allenamenti, lo stadio, l'hotel. Sto vivendo un sogno indimenticabile.  

Secondo Sabella, tu sei un tipo di giocatore difficile da trovare. Uno come Gallardo, Aimar, Riquelme o Veron... A quale categoria ti senti accostato?

Penso di poter giocare in più posizioni. Nel calcio attuale bisogna adattarsi alle nuove caratteristiche, e poi non so se vi è una etichetta per la mia posizione in campo. Penso di poter giocare più posizioni e entrambi i lati. Dove il tecnico ritiene che io debba essere utile. Questo è l'obbligo e la sfida personale.

Sabella dice spesso che per i giocatori con tecnica come la tua, emergere nel calcio italiano è una sfida ancora più impegnativa rispetto ad altri campionati. Sei d'accordo? 

Devo ammettere che sono stato un po' richiamato inizialmente all'Inter perchè tenevo troppo la palla. Al momento ho notato che il calcio è la tattica più importante, ma in ogni campionato è sempre un buon giocatore fa la differenza. Ma in Italia è riuscito ad esplodere un giocatore come Pastore. Spero di poterlo emulare. 


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