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Atalanta-Inter, Fischio Finale - Non sarà un trofeo, ma è qualcosa: Chivu chiude il 2025 in testa grazie al solito Lautaro

di Mattia Zangari
Fonte: dall'inviato alla New Balance Arena

Tra tabù da sfatare e verità da disvelare, Atalanta-Inter si presenta come una gara avvolta dal mistero dopo gli addii di Simone Inzaghi e Gian Piero Gasperini. Da libro aperto, scontato da leggere ancora prima del fischio dell'arbitro, alla luce dei numeri a senso unico in favore dei nerazzurri di Milano in tempi recenti, la sfida della New Balance Arena è stata accompagnata nella lunga vigilia da un minimo di incertezza rappresentata dal ruolino di marcia in casa della Dea con Raffaele Palladino in panchina e dall'idiosincrasia nei big match di Lautaro e compagni. Sì, perché a Bergamo, anche se la classifica non depone a favore dei padroni di casa, complice la falsa partenza con Ivan Juric, si gioca una partita di cartello. Per la quale, più che mai, vale il detto diffuso nel mondo del calcio secondo il quale 'le statistiche non vanno in campo'. Nell'ultima del 2025 si azzera tutto prima del nuovo anno, ma non si cancellano le caratteristiche di entrambe le squadre: gli ospiti cercano subito la verticalità sulla ThuLa senza perdersi in fraseggi, i padroni di casa si appoggiano volentieri su Gianluca Scamacca, ultimo riferimento nonché uomo più in forma del momento da queste parti. Dai primi minuti si nota che l'uomo contro uomo a tutto campo è praticamente sparito, fatta eccezione per Mario Pasalic che deve seguire come un'ombra Hakan Calhanoglu, fonte primaria di gioco. Nel gioco delle pressioni e delle contropressioni, al 9' capita la prima occasione degna di tale nome da annotare sul taccuino, che nasce da un corner guadagnato dopo una bella conduzione palla di Luis Henrique con conseguente affondo in area di Piotr Zielinski: dalla bandierina, il cross pennellato di Federico Dimarco per la zampata di Manuel Akanji non si tramuta nell'1-0 solo per l'intervento provvidenziale di Senad Kolasinac prima della linea di porta. Non si può parlare di palla-gol al 17', quando gli orobici si fanno vedere in attacco con il tiro finito larghissimo di Ederson dopo una buona trama riuscita anche grazie allo sganciamento del braccetto di destra, Berat Djimsiti, recuperato in tempo record dall'infortunio accusato contro il Cagliari il 13 dicembre. L'Inter risponde con due conclusioni nello spazio di pochi secondi attorno all 22': il primo di Luis Henrique finisce nettamente fuori bersaglio, il successivo di Marcus Thuram viene respinto facilmente da Marco Carnesecchi. Gli spari dal perimetro proseguono con Hakan Calhanoglu, il cui destro non è degno della sua fama da tiratore scelto. La spinta dell'Inter non si esaurisce, anzi: con uno stop orientato, Lautaro ne salta due in un colpo solo e si spalanca la visuale della porta ma il suo mancino è sgonfio. Carnesecchi, stupito dalla semplicità della parata, quasi combina la frittata. I compagni limitano i danni concedendo solo corner, dal quale arriva l'ennesimo tiro a salve, questa volta di Barella. Alla mezzora la cronaca è semplice: si gioca praticamente a una sola porta, ma il risultato resta cristallizzato per il solito difetto dell'Inter di non saper capitalizzare il volume di gioco prodotto. Scollinato il 30esimo, Davide Zappacosta si mette in proprio e, partendo dalla sua metà campo, evita l'entrata spericolata di Akanji per poi buttare via la sua fuga con un tiro che finisce in curva sud. Dopo la rara sortita atalantina, arriva il vantaggio interista che dura il tempo di una revisione al VAR di Rosario Abisso. Che cancella un'azione bellissima che era stata rifinita da Lautaro e concretizzata da Thuram. Tutto vano per la posizione iniziale di offside del Toro. Con le mani vuote dopo l'ennesimo assedio, l'Inter al 41' rischia di subire la beffa: azione caparbia di Charles De Ketelaere sulla destra, poi sviluppo sulla sinistra con Nicola Zalewski che disegna un grande cross sulla testa di Scamacca. Superato di centimetri dal pallone. 46' ad alta intensità, è mancato solo il gol. 

SECONDO TEMPO - 

La ripresa si apre con una novità nell'Atalanta: c'è Yunus Musah al posto di Zappacosta. Chivu, invece, non tocca niente, come prevedibile. Succede poco nei primi minuti, giusto due attacchi aerei di Akanji ed Ederson che si perdono sul fondo. Al 55' un altro gol che finisce nella categoria degli annullati: fuorigioco di Zalewski visto live e confermato dal VAR. Non vale l'1-0 di CDK. Come, probabilmente, non sarebbero stati convalidate le eventuali reti di Luis Henrique e Barella sul ribaltamento di fronte successivo. Eventuali perché il brasiliano aveva calciato addosso a Carnesecchi e Barella non aveva centrato la porta libera da posizione privilegiata. Dopo lo scossone, Palladino opta per il secondo cambio: dentro Kamaldeen Sulemana per Mario Pasalic. Al 62' altro urlo strozzato in gola: Scamacca segna partendo in evidente posizione irregolare. Si resta sullo 0-0, risultato che Chivu prova a schiodare inserendo Francesco Pio Esposito per Thuram al 64'. Ed è proprio Pio Esposito, come era accaduto a Pisa, a fornire l'assist per il gol sblocca partita di Lautaro. Anche se, a onor del vero, il vero passaggio decisivo è quello al contrario di Djimsiti che perde una palla sanguinosa in costruzione andando colpevolmente in orizzontale. Un regalo inaspettato che ripaga l'Inter degli sforzi fatti fino a quel momento. Sull'1-0 arrivano altre sostituzioni: Palladino tenta il tutto per tutto mandando in campo Lazaar Samardzic per Kolasinc, mentre Chivu richiama in panchina Barella e Dimarco, visibilmente stanchi, per Carlos Augusto ed Henrikh Mkhitaryan. Esposito manda in fumo il 2-0 calciando altissimo un pallone reso ancor più invitante dalla posizione fuori dai pali di Carnesecchi. Senza il bis, Chivu decide di coprirsi: Diouf per Lautaro, mentre Frattesi dà il cambio a Zielinski, colpito da crampi. Schemi saltati e all'87' Samardzic sbaglia il più facile dei gol, mandando a lato un rigore in movimento su invito di De Keteleare. L'ultima sliding door che premia giustamente l'Inter. Che vince una gara scomoda e chiude il 2025 in testa alla classifica. Non sarà un trofeo, ma è qualcosa. 


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