Borja Valero esalta Icardi: "Un riferimento per tutti, il vero uomo squadra"
Una lunghissima intervista, quella rilasciata dal centrocampista nerazzurro Borja Valero Iglesias a Marca Plus. Nel corso della quale il giocatore spagnolo, perno della formazione di Luciano Spalletti, ha toccato tantissimi temi legati non solo all'estate calda che lo ha visto coinvolto, ma anche sul suo impatto con la nuova realtà. Che a suo dire ha gli obiettivi ben chiari: "Alle spalle dell'Inter c'è un gruppo cinese molto forte. L'obiettivo è rimanere il più in alto possibile, entrare in Champions League". Solo elogi per il gruppo e per lo spogliatoio interista: "Ho trovato un gruppo molto sano, io in particolare sono stato accolto benissimo. Mi trovo ovviamente meglio con Matias Vecino, perché arriviamo dalla stessa squadra, ma anche con Mauro Icardi. Il fatto di parlare la stessa lingua ti avvicina e dà più fiducia. Mi ha sorpreso il fatto che, nonostante sia molto giovane, Mauro assuma così bene il ruolo di capitano e ciò che rappresenta per il club. Nel derby col Milan ha segnato una tripletta: è il nostro punto di riferimento, è l'uomo-squadra dell'Inter. Lo si giudica in maniera frivola senza conoscerlo".
Sui rivali in campionato aggiunge: "Il Napoli squadra da battere? Sono in testa, vincono le partite in maniera larga. Sono un gruppo che lavora insieme da quasi tre anni con lo stesso allenatore. Giocano quasi a memoria, è difficile batterli". A proposito del suo stile di gioco, Borja Valero si definisce "un classico giocatore spagnolo che però ha capito come si gioca in Italia. Do molta importanza al possesso palla e alla tecnica nel trattarla, che in Spagna ci viene insegnata da piccoli. Il mio stile di gioco si adatta a quello della Nazionale spagnola, ma per mia sventura o per mia fortuna, sono arrivato nel momento migliore delle Furie Rosse. Ho debuttato con loro dopo il Mondiale e ora li guardo da tifoso. Una speranza con Julen Lopetegui? I cambi non si sa mai dove vanno ad arrivare. Quelli dell'Under 21 già erano pronti a rompere questa porta, e a volte, col cambio di ct, diventa tutto più difficile. Io cerco di fare il massimo nella mia squadra. C'è sempre un po' di speranza nell'essere convocato, anche se non ne nutro troppa. Quando fui convocato nel 2011, mi chiamarono venti volte per dirmelo".