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Caos trasporti a Istanbul, UEFA nel mirino: mezzi inadeguati, odissea per molti tifosi

di Christian Liotta

Ancora UEFA sotto accusa per la gestione dei flussi di persone allo stadio Ataturk per la finale di Champions League. Questa volta, nel mirino c'è il caos legato ai trasporti. Prima la difficoltà di arrivare allo stadio Ataturk, con l'organizzazione che raccomandava di usare le navette gratuite che però erano in realtà bus molto scomodi con pochi posti a sedere, in cui i tifosi viaggiavano in piedi e stretti per le due ore necessarie a coprire il lunghissimo tragitto per aggirare il traffico e i blocchi. A chi ha tentato di prendere un taxi sono stati chiesti dai 150 agli 800 euro per corse che di norma non superano i 30 euro. Ma il vero dramma, riporta l'agenzia AGI, c'è stato dopo la partita, quando i tifosi sono stati letteralmente trattati alla stregua di "bestiame", come ha opportunamente titolato il Guardian riprendendo le lamentele sui social. Si sono visti tifosi stipati all'inverosimile nelle navette rimaste bloccate per ore nel caotico traffico in uscita dallo stadio Ataturk.

I tifosi di Inter e Manchester City hanno trovato al parcheggio una lunghissima fila di bus senza alcuna indicazione luminosa della destinazione e questo ha creato sconcerto, anche perché gli autisti accendevano l'insegna solo al momento dell'apertura delle porte. A peggiorare le cose, i mezzi strapieni si sono intasati lungo un imbuto che si è subito chiuso paralizzando la circolazione. Ci sono volute quasi due ore, con molti malori e richieste di apertura delle porte per respirare, prima che il traffico si sbloccasse. In molti sono arrivati in hotel dopo le 3 e anche le 4 di notte, 4 ore dopo la fine della partita. L'unica alternativa alle navette erano i taxi, che però chiedevano anche 300 euro, oppure la metropolitana con cui però si devono fare tre cambi per arrivare in centro, il che la dice lunga anche sulla scelta di questo stadio decentrato e mal collegato per un evento così importante. Logicamente, pesanti sono state le critiche dei media britannici per questa disorganizzazione che ha macchiato l'esperienza turca di decine di migliaia di appassionati. 


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