Dieci anni fa l'Inter campione del mondo, Julio Cesar: "Avrei voluto giocare la finale in Giappone, ma è andata bene lo stesso"
Protagonista di 'Inter Podcast' a dieci anni esatti dalla proclamazione dell'Inter come squadra campione del mondo, Julio Cesar riavvolge il nastro ricordando la finale del Mondiale per Club contro il Mazembe. Prima, però, JC dedica una battuta sulla stretta attualità, parlando della fresca vittoria della squadra di Conte contro il Napoli: "Da giocatore non vincevo spesso contro di loro, soprattutto nel vecchio San Paolo che ora si chiama stadio Diego Armando Maradona. Mercoledì hanno vinto perché io non ero in campo", dice scherzando il brasiliano. Che poi aggiunge: "E' sempre una bella partita da vedere, sono contento per i ragazzi".
I tuoi ricordi dell'esperienza del Mondiale per club, la finale doveva essere Inter-Internacional...
"Ricordo che il portiere del Mazembe saltellava sul posto, da seduto, dopo un gol. Per noi sudamericani, il Mondiale ha un'importanza maggiore rispetto a quella che gli danno gli europei. Qui è un titolo che non si festeggia tanto, diventi il club più forte al mondo ma in Europa si dà più valore alla Champions. La Libertadores è solo uno step per arrivare a vincere il Mondiale. Mi ricordo che, dopo la vittoria, ho parlato dell'importanza della Coppa con i vari sudamericani in squadra. E' sempre bello vincere, tutti si aspettavano Inter vs Inter, però decide sempre il campo. L'Internacional ha sbagliato in semifinale, mentre noi abbiamo fatto il nostro avendo l'obbligo di vincere la finale. Ogni partita la giocavamo con la stessa concentrazione, indipendentemente dalla forza dell'avversario: quella era la forza di quel gruppo. Io speravo di giocarla in Giappone perché sono cresciuto guardando in tv le finali di Coppa Intercontinentale che si giocavano lì. Avevo il sogno di raggiungere questa partita in Giappone, ma è andata bene lo stesso anche ad Abu Dhabi".
Nell'immaginiario collettivo tutti i sudamericani aspettano tanto questa partita: è una sfida in cui il Sud del mondo vuole affermare la sua superiorità sull'Europa?
"La Uefa è una istituzione forte e professionale, mentre in Sud America siamo ancora un po' in ritardo. Il mondo dà più peso alle copetizioni europee perché girano più soldi essendoci più investitori. La Conmebol può fare meglio. I tifosi? Si lasciano coinvolgere da questa situazione: quando vedi la Champions, vedi una partita del Mondiale. C'è una visibilità diversa".
La finale unica Flamengo-River del 2019 aiuta in questo senso?
"Basta vedere quanti Paesi guardano la finale di Champions e quanti quella di Copa Libertadores. I numeri sono molto diversi, si deve lavorare per arrivare al livello dell'Europa. Una persona fuori dal calcio non sa neanche cosa sia la Libertadores, questa è la mia opinione".